Dopo giorni di bombardamento mediatico e di assenza dai social, Chiara Ferragni è tornata a farsi viva con un video che forse segna un prima e un dopo nella sua spettacolare carriera di imprenditrice digitale. L’influencer ha chiesto scusa per il “pandoro-gate”, riconoscendo l’errore commesso nell’avere fatto confusione tra un’attività di beneficenza e una di natura commerciale. Ha annunciato che donerà la cifra di 1 milione di euro all’ospedale Regina Margherita, anche se ha ammesso che ciò non basterà.

D’ora in avanti, ha spiegato, farà tesoro dell’errore per evitare di compierne di simili in futuro. Le sue società saranno più accurate sul fronte della comunicazione. Al contempo, ha ribadito la necessità morale per chi ha di più di fare del bene a favore di chi ha di meno. E ha aggiunto di avere insegnato ai suoi figli che si può sbagliare e rimediare ai propri errori.

Il caso sulla beneficenza Balocco

E’ stata la prima volta che Chiara Ferragni è uscita dal mondo fatato che si è creato sui social e che l’hanno resa l’influencer più celebre e potente d’Italia con ormai quasi 30 milioni di follower su Instagram. Ma il passo falso compiuto è stato un brutto colpo per la sua immagine. La scorsa settimana, l’Antitrust l’ha multata per 1 milione di euro in merito alla sponsorizzazione dei pandoro Balocco, società sanzionata a sua volta per 400 mila euro.

Cos’è successo? Chiara Ferragni aveva stretto un accordo con Balocco di natura commerciale. Esso prevedeva la comunicazione di un’iniziativa di beneficenza a favore dell’ospedale Regina Margherita per l’acquisto di un macchinario utile ai bambini malati di osteosarcoma e del sarcoma di Ewing. Il tipico dolce natalizio fu venduto a 9,37 euro contro i 3,68 euro del prezzo ordinario. I consumatori furono indotti a pensare che il sovrapprezzo fosse dovuto al finanziamento dell’iniziativa, mentre Balocco aveva già mesi prima effettuato una donazione di 50 mila euro.

In pratica, quel sovrapprezzo servì a pagare il cachet all’influencer.

Tipico caso di pubblicità ingannevole. Non è stato il primo e né sarà l’ultimo. Peccato che Chiara Ferragni non sia la zia Pina dell’appartamento di fronte. E’ finita nell’occhio del ciclone, tanto che ieri Codacons ha presentato una denuncia in tutte le 104 procure italiane per “truffa aggravata”. Chiede che la Guardia di Finanza sequestri i conti societari dell’imprenditrice, al fine di consentire dopo l’eventuale giudizio ai consumatori di ottenere indietro i soldi per il pandoro acquistato.

Immagine appannata per l’influencer

State certi che le richieste di Codacons non toglieranno affatto il sonno a Chiara Ferragni e al marito Fedez. A disturbarlo già nelle notti passate è stata l’ondata di indignazione sui social. I follower perduti sarebbero stati appena 15 mila, nulla rispetto ai 29,7 milioni solo su Instagram. Ma l’immagine per un’influencer che vive di questo è tutto. Chissà cosa avrà pensato tra sé e sé la donna? Che forse qualche pubblicitario per un po’ non voglia associare la propria immagine a quella di un’imprenditrice, a torto o a ragione, giudicata sommariamente da gran parte dell’opinione pubblica un’approfittatrice, se non peggio!

Nel mondo dei social, il business è legato alle interazioni con i post, ossia la sommatoria tra like, commenti e condivisioni. Il numero in sé, però, può dire poco se si è vittime di uno “shirtstorm”. Il detto “che se ne parli bene o male, l’importante che se ne parli” non vale quando si ha a che fare con questo tipo di affari. Le società non vogliono essere accostate a personalità divisive e con una caratterizzazione negativa. Chi oggi farebbe sponsorizzare un proprio prodotto da Wanna Marchi? Eppure riceverebbe verosimilmente una marea di visibilità.

Peccato che sarebbe quasi esclusivamente negativa.

Perché Chiara Ferragni è finita vittima di sé stessa

Le lacrime di Chiara Ferragni saranno state senz’altro vere, esito di giorni di frustrazione, scoramento e labbra morse per evitare di proferire parole improvvide. Non è facile essere accusate di avere speculato sui bambini malati, specie se le intenzioni fossero effettivamente buone. Perché tanto risalto mediatico alla vicenda, tanto che dal palco di Atreju la premier Giorgia Meloni vi ha fatto riferimento, pur senza citare la protagonista? Immancabile una dose di invidia sociale nei confronti di una famiglia che fa dell’ostentazione (legittima) della ricchezza il proprio business model. Ma sarebbe auto-assolutorio limitarsi a questo ragionamento.

La verità è forse che i Ferragnez hanno ecceduto negli anni nel sovraesporsi e vendere a buon mercato il proprio buonismo. Altre iniziative di beneficenza della coppia sono finite sotto i raggi X dei media e, soprattutto, i due hanno sfruttato al massimo il pulpito in cui si sono messi essi stessi per dispensare consigli non richiesti e puntare il dito contro i malcapitati di turno, fossero politici o chicchessia. Hanno attaccato a testa bassa la TV pubblica, salvo sfruttarla tempo dopo per stringervi accordi con tanti zeri. Sul palco del Festival di Sanremo, giusto dieci mesi fa Chiara Ferragni accese i fari dei dirigenti Rai dopo aver fatto pubblicità palese alla sua attività basata sul profilo social.

Con le lacrime di ieri l’influencer spera di avere chiuso una vicenda rovinosa. Probabile che sia così. Del resto il suo pubblico non è certo pretenzioso. Chi ne segue i contenuti, non si aspetta di leggere un trattato su Immanuel Kant. Chiara Ferragni è amata dai suoi follower perché bella, bionda, curata, con tanti bei vestiti costosi, case da sogno e una famiglia in vetrina. Ma da oggi in avanti, forse, la coppia sarà meno spregiudicata nel portare avanti i suoi affari, evitando di ammantarli sempre e comunque di buoni sentimenti.

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