Il lato oscuro di Mondo Convenienza. Forse potrebbe intitolarsi così l’inchiesta portata avanti da L’Espresso sul lavoro degli italiani, che stavolta va a toccare una delle più note aziende di grande distribuzione di mobili insieme alla concorrente Ikea. Un’azienda che opera nel settore da molti anni e sembra non aver mai risentito troppo della crisi. Il lato oscuro, però, c’è a detta di alcuni dipendenti che hanno portato la loro testimonianza facendo leva su quel principio di lealtà e rispetto verso i dipendenti, il loro impegno e la loro professionalità che sarebbe un po’ il motto dell’azienda.

E’ nata così anche la pagina Facebook Mondo sofferenza, qual è il prezzo della convenienza?, una sorta di contenitore di lamentele e testimonianze con immagini simbolo, meme e accuse più o meno velate come quella in cui si vedono trasportatori caricare a mano mobili pesanti decine di chili senza utilizzare i famosi carrelli elevatori.

La convenienza a che prezzo? Parlano i dipendenti

L’inchiesta de L’Espresso parte dall’ultimo fatto in ordine cronologico, fenomeno evidenziato recentemente anche da Report: gli addetti al trasporto e al montaggio, che avevano un contratto trasporti-logistica, hanno subito la trasformazione dello stesso in multiservizi-pulizie, con 300 euro in meno in busta paga, oltre al cambio della cooperativa subappaltante di riferimento. L’ufficio stampa di Mondo Convenienza, però, conferma che come prassi i servizi di trasporto e montaggio vengono affidati in appalto.

Prende corpo il racconto di Francesca Ferone, una donna romana che ha lavorato per l’azienda dal 2004 al 2015 prima di essere licenziata per aver risposto male al direttore. Una falsità, a detta della 39enne che ora attende la decisione della Cassazione in merito al suo reintegro. La giovane ha raccontato di straordinari obbligatori e di aver girato parecchi punti vendita:Ogni volta firmavo le dimissioni e venivo riassunta nella nuova filiale, con la perdita dei benefici di anzianità di servizio”.

Pone poi l’accento sul lavoro a turnazione nei giorni festivi e quel mancato giorno di riposo il sabato o la domenica “A differenza di altre realtà come Ikea poteva capitarti un giorno libero nel fine settimana, da Mondo Convenienza il weekend si lavora sempre, tassativamente”.

Si parla anche di clausole di flessibilità ed elasticità, ossia il datore di lavoro può modificare i turni in qualsiasi momento e persino la pausa pranzo durante il turno con l’imposizione di staccare dopo o riattaccare prima anche in base ai clienti in lista, tutto ciò a discapito della vita “fuori” dall’azienda, l’impossibilità di andare a fare la spesa o andare a prendere i figli all’asilo senza la certezza dell’orario della pausa pranzo o quel giorno di riposo che cambia sempre.

“Magari era venerdì, e c’era poca affluenza. Ci domandavano: “volete andarvene prima?”. Un modo per scalare le ore lavorate in più senza che ci fosse stato pagato lo straordinario”. Era possibile rifiutare ma a che prezzo? “Se mai vi servirà qualcosa, i piani alti si ricorderanno…”. Una risposta che vale più di mille parole per la dipendente.

Il racconto mette in risalto come le liste d’attesa, ossia quei clienti che avevano la precedenza su tutto se dovevano fare preventivi per cucine o soggiorni, influenzavano persino i congedi parentali: “a un collega di via Salaria è stato negato il diritto di correre in nosocomio da un parente che era stato operato d’urgenza. Era agosto, c’era gente, la lista d’attesa cresceva”. Un episodio simile era accaduto anche a Bologna, quando ad un addetto vendite era stato rifiutato il congedo parentale per il battesimo del figlio chiesto in anticipo, un episodio che aveva portato anche allo sciopero indetto della Cgil.

In quel caso, però, la replica di Mondo Convenienza non era tardata ad arrivare: “Il dipendente ha presentato richiesta di congedo senza confrontarsi con la direzione del punto vendita e senza specificare le motivazioni.”

Il racconto di Francesca continua affrontando il tema contratti: “Oggi l’azienda sta trasformando i contratti full in part-time. Tanto a colpi di elasticità e flessibilità si arriverà anche a 53 ore settimanali, le tutele svaniranno e vie di fuga da questa forma di schiavitù moderna non si intravvedono all’orizzonte”. Parole confermate da Stefania Pisani della Cgil che parla di “soprusi costanti e continui non solo nei confronti dei lavoratori del magazzino, ma anche degli addetti alle vendite”.

Mondo Convenienza, però, fa leva sui nuovi posti di lavoro creati, 1200 nell’anno: ”Quando si apre una nuova posizione part-time in azienda, si chiede prima alle persone interne se siano interessate a passare dal proprio full-time al part-time per restare vicini alle necessità dei nostri dipendenti” è la risposta dell’azienda che per il 2016 vanta un bilancio superiore al miliardo di ricavi. Ma a che prezzo agli occhi dei lavoratori?

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