Questa settimana, quasi certamente la BCE proseguirà nella sua opera di rialzo dei tassi d’interesse per cercare di frenare la corsa dell’inflazione. Il costo del denaro dovrebbe salire da 1,25% al 2%. Ma potrebbe non essere l’unica misura varata da Francoforte. Da giorni si specula circa una possibile stretta anche sui prestiti T-Ltro, di cui le banche italiane sono state grandi beneficiarie, insieme a quelle francesi e spagnole. Era denaro che la BCE ha offerto al sistema bancario con il fine di sostenere i prestiti alle imprese.

La revisione degli accordi si rivela essere un provvedimento drastico, che si rende necessario per evitare che il sistema creditizio dell’Eurozona si avvantaggi ingiustificatamente dell’aumento dei tassi.

Stiamo parlando di una possibile operazione che coinvolge 2.100 miliardi di euro di prestiti T-Ltro. Si tratta di denaro prestato dalla BCE alle banche di tutta l’Eurozona durante la pandemia a condizioni di estremo vantaggio. Soldi fino a tre anni a tassi fino a -1%. Senonché con il rialzo dei tassi sui depositi overnight, adesso le banche hanno la possibilità di sfruttare la liquidità ricevuta sottocosto dalla BCE per girarla sul conto di quest’ultima e spuntare un interesse dello 0,75%, il quale salirà al board di questo giovedì ad almeno 1,25%, se non a 1,50%.

Banche italiane principali beneficiarie dei prestiti T-Ltro

Poiché i prestiti T-Ltro scadranno fino alla fine del 2024, in due anni di interessi avrebbero modo di ricevere decine di miliardi di profitti semplicemente senza fare nulla. Inaccettabile per la BCE, che sta passando alle contromisure. Vi abbiamo spiegato nei giorni scorsi che probabilmente applicherà sui prestiti T-Ltro tassi più bassi, così da ridurre gli esborsi a favore delle banche. D’altra parte si annunciano già ricorsi legali contro un provvedimento che avrebbe natura retroattiva. In altre parole, Christine Lagarde cambierebbe le carte in tavole a gioco in corso.

Servirà la sua esperienza di giurista internazionale per superare tali resistenze giuridiche.

Le banche italiane sarebbero le più danneggiate da questa stretta. Pensate che solo Intesa-Sanpaolo alla fine del secondo trimestre aveva a bilancio 115 miliardi di liquidità ottenuta dalla BCE, mentre Unicredit altri 107,1 miliardi. Insieme, fanno circa un decimo di tutte le erogazioni di Francoforte. Sarebbero miliardi di utili che svanirebbero dopo essere dati per certi. Con i tassi BCE sin qui alzati, gli analisti hanno calcolato che i profitti delle banche europee ammonterebbero già a 30 miliardi. Del resto, basta un clic per spostare miliardi presi fino all’1% e depositarli presso il conto della banca centrale allo 0,75%.

Meno probabile l’ipotesi che le banche siano costrette a rimborsare i prestiti T-Ltro in anticipo. Sarebbe una violazione aperta dei termini contrattuali fissati nel 2020. Ci sarà, tuttavia, pressione su di esse per limitare la distribuzione dei dividendi, anche in considerazione del possibile impatto negativo sui bilanci della crisi dell’energia. Gli anni d’oro del denaro sottocosto sono finiti. I profitti vanno sudati. O almeno è quello che spera la BCE.

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