E alla fine la stangata è arrivata per tutti. I titolari dei mutui a tasso variabile l’avevano fatta franca fino a poche settimane fa. Mentre le rate dei nuovi mutui a tasso fisso galoppavano, erano stati risparmiati dall’aumento degli interessi sul mercato. Ma il sogno di restarne esclusi si è infranto contro le mutate condizioni monetarie di questa fase. Abbiamo cercato di fare il punto sui rincari medi rispetto all’inizio di quest’anno. Per i mutui a tasso variabile abbiamo preso come riferimento l’Euribor a 6 mesi, che entrava nel 2022 sotto il -0,5%.

Questa settimana, è salito per la prima volta dall’autunno del 2015 sopra lo zero, in area 0,03%. Abbiamo altresì ipotizzato che le banche per tutti questi mesi abbiano applicato uno spread di mezzo punto percentuale. Il mutuo medio erogato in Italia ammontava, poi, alla fine del 2021 a 139.000 euro e per una durata media di 25 anni.

Tenuto conto di tutti questi dati, abbiamo trovato che all’inizio dell’anno il titolare di un mutuo a tasso variabile pagava una rata di circa 463 euro al mese. Adesso, questa risulta salita a 495 euro. L’aggravio mensile ammonta a oltre 31 euro, qualcosa come 377 euro all’anno. A condizioni invariate (scenario al limite dell’impossibilità), la stangata nell’arco dei 25 anni sarebbe nell’ordine di oltre 9.400 euro. Grosso modo, mezzo stipendio annuale andato in fumo per pagare rate più pesanti.

Mutui a tasso variabile, Euribor torna in positivo

Ma è nulla rispetto alla sorte che sta toccando ai nuovi contraenti di mutui a tasso fisso. Qui, l’Eurirs a 25 anni è schizzato sulla soglia del 2%. Era allo 0,57% all’inizio dell’anno. Sempre ipotizzando uno spread dello 0,50%, la rata mensile sarebbe passata da 528 a 622 euro in poco più di cinque mesi. Fanno quasi 94 euro al mese in più, circa +1.125 all’anno e oltre 28.100 nell’intero periodo di ammortamento.

In questo caso, avere ritardato la stipula del contratto di pochi mesi rischia di costare circa una volta e mezzo lo stipendio medio lordo annuale di un lavoratore dipendente.

Se per i mutui a tasso fisso il grosso dei rincari dovrebbe essere avvenuto, sebbene le banche italiane non abbiano ancora del tutto aggiornato le proprie offerte, per i mutui a tasso variabile il peggio deve arrivare. L’Euribor resta negativo fino alla scadenza dei 3 mesi, mentre a stento supera lo 0 sui 6 mesi. Ma prima che la BCE nel 2014 iniziasse ad allentare la politica monetaria, l’Euribor a 6 mesi viaggiava in area 0,40%. Addirittura, prima del crac di Lehman Brothers era al 4,50%. Dovesse riportarsi a questi livelli, tanto per avere un’idea, la rata esploderebbe a più di 800 euro, costando sui 3.500 euro in più all’anno. Non si arriverà a tanto, ma i tassi saliranno ancora e probabilmente fino a gran parte dell’anno prossimo.

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