La Commissione europea si attende che il gasdotto Nord Stream 1 non sarà riaperto dopo la momentanea chiusura dovuta a lavori di manutenzione dell’impianto. La Russia potrebbe decidere di arrestare le forniture di gas all’Europa per metterne in ginocchio l’economia e indebolirla sul piano negoziale con riferimento alla guerra in Ucraina. A tale riguardo, la Germania già a giugno ha attivato il secondo livello del piano d’emergenza contro la prevista crisi energetica. Lo stesso sta facendo l’Italia, l’economia europea più dipendente da petrolio e gas russi insieme a Germania e Austria.

Non a caso, in piena crisi di governo, il premier Mario Draghi si è recato in Algeria per siglare nuovi accordi commerciali per aumentare le importazioni di gas dal paese nordafricano.

L’Occidente rischia la recessione economica a causa della crisi energetica. Negli ultimi giorni, il prezzo del gas è tornato ai massimi da marzo, segnando +400% su base annua. Di questo passo, il PIL si contrarrà anche per la necessità dei governi di razionare i consumi a discapito delle attività produttive più energivore. Per la Russia di Vladimir Putin sarebbe un apparente successo. Malgrado le sanzioni, le sue partite correnti nel primo semestre sono esplose a quasi 140 miliardi di dollari di attivo, circa 100 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Recessione economica e crollo del petrolio, il precedente del 2008

Il Cremlino avrebbe buon gioco a sostenere che le sanzioni si sarebbero rivelate un boomerang per chi le ha comminate, mentre la “vittima” prescelta se la sarebbe cavata alla grande. In realtà, la recessione economica dell’Occidente sarebbe per Putin la classica vittoria di Pirro. Il ripiegamento del PIL di Nord America ed Europa impatterebbe negativamente e immediatamente sui prezzi delle materie prime. Ricordate il 2008? In estate le quotazioni del petrolio esplosero fino al massimo storico di 146 dollari al barile, ma chiusero l’anno a 40 dollari.

Bastò, infatti, lo scoppio della crisi finanziaria mondiale a settembre con il crac di Lehman Brothers a stravolgere lo scenario.

Nessuno si aspetta e si augura di arrivare a tanto. Se recessione economica sarà, probabile che assumerà le forme di un calo moderato del PIL, pur per diversi trimestri. Ma così come in questi mesi i mercati stanno reagendo eccessivamente agli squilibri tra domanda e offerta, lo stesso farebbero in direzione opposta con una crisi dell’economia mondiale. E la Russia non può permettersi un tracollo delle quotazioni di petrolio e gas. Già oggi sta rimpiazzando come cliente l’Europa in Asia con Cina e India, ma vendendo loro il greggio a sconto di circa il 30% rispetto alle quotazioni internazionali. A parità di sconto e con prezzi in picchiata, Mosca finirebbe per produrre in perdita.

Chiusura di Nord Stream 1 boomerang per Putin

E considerate che già oggi le esportazioni di greggio russo verso i due paesi sarebbero del 30% inferiori rispetto al picco dei mesi passati. Peraltro, se la recessione economica colpirà l’Occidente, la stessa Cina non avrà di cosa produrre e a chi esportare. La domanda di energia nel mondo collasserebbe. Nel frattempo, Europa e Nord America si disinflazioneranno, rimuovendo la principale causa della loro crisi attuale.

A Putin, dunque, converrebbe tirare la corda senza rischiare di spezzarla. Il suo gas nel breve periodo si mostra indispensabile per la nostra economia, ma anche noi lo siamo per l’economia russa. Una recessione economica tra qualche mese priverebbe la Russia di entrate preziose con cui finanziare la guerra in Ucraina. Sarebbe la peggiore sanzione per Mosca. Il governo russo potrà fare il gradasso quanto vuole, ma se i prezzi dell’energia collassano, saranno dolori. Meglio che riapra Nord Stream 1 al più presto, se non vorrà testare il significato del termine boomerang.

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