E’ stato un agosto particolare per l’Italia, tra caldo torrido, piogge torrenziali e una inedita campagna elettorale sotto l’ombrellone. Non accadeva da oltre un secolo che gli italiani fossero chiamati a votare subito dopo le vacanze estive. E il mese che sta per concludersi tra poche ore ha portato qualche cattiva novità per i mutui a tasso fisso e variabile. Sappiamo che i tassi d’interesse stiano salendo da diversi mesi, a seguito dell’impennata dell’inflazione. Tuttavia, era accaduto che, ad un certo punto, avessero iniziato a indietreggiare per le scadenze più lunghe, salendo di poco per quelle più brevi, le quali in precedenza erano rimaste sostanzialmente ferme.

Prendete l’Eurirs a 20 anni, che all’inizio dell’anno stava allo 0,60% e che aveva toccato un massimo del 2,58% a giugno. Dopodiché, aveva ripiegato fino all’1,72% di inizio agosto. A fine mese, sta in area 2,40%. Dunque, c’è stata una netta risalita in direzione dei massimi toccati a inizio estate.

Cosa c’entra questo discorso con i mutui? I mutui a tasso fisso sono agganciati all’Eurirs alle varie scadenze, mentre i mutui a tasso variabile sono legati all’andamento dell’Euribor, solitamente a 3 o 6 mesi. Dunque, l’evoluzione dei tassi di mercato incide sulla rata mensile. Chiaramente, i sottoscrittori di un mutuo a tasso fisso non subiranno alcuna variazione fino al pagamento dell’ultima rata. Discorso diverso per chi abbia sottoscritto un mutuo a tasso variabile, il quale espone proprio al rischio tassi.

Mutui a tasso fisso e variabile, cosa succede con i tassi

Sta di fatto che se oggi volessimo accendere un mutuo a tasso fisso, tendenzialmente in banca ci offrirebbero condizioni peggiori di anche solo un mese fa. Abbiamo più volte rimarcato come gli istituti di credito si adeguino ai tassi di mercato nel tempo e non istantaneamente, per cui prendete quello che diciamo “cum grano salis”.

La stessa sorte, comunque, sta spettando ai mutui a tasso variabile. L’Euribor a 3 mesi è schizzato nel solo mese di agosto da 0,25% a 0,58%, a 6 mesi da 0,65% a 1,08%.

Cosa sta succedendo di preciso? I tassi a breve risentono delle condizioni monetarie, vale a dire delle azioni della banca centrale. I tassi a lungo riflettono perlopiù le aspettative d’inflazione. Il fatto che stiano salendo nelle ultime settimane su tutte le scadenze implica che il mercato stia scontando sia una stretta monetaria più dura di quanto previsto fino a poco tempo fa, sia tassi d’inflazione più elevati nel medio-lungo periodo.

Ad ogni modo, una bella botta per il comparto del credito. Comprare casa diventa sempre più costoso, quale che sia la tipologia di mutuo sottoscritto. E d’altronde il rialzo dei tassi mira proprio a “raffreddare” la domanda di prestiti per ridurre la liquidità in circolazione e contenere così la corsa dei prezzi al consumo. Gli effetti stanno già pesando sulle tasche dei mutuatari, vecchi (tasso variabile) e nuovi (tasso fisso e variabile).

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