Sono partiti ieri gli incentivi auto del governo. Le prenotazioni sulla piattaforma del Mise saranno disponibili fino a giorno 10, ma il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, rassicura che non si tratterà di alcun “clic day”. Dal 5 agosto saranno aperte le prenotazioni anche per i veicoli commerciali e industriali. Il bonus sarà valido per l’acquisto di vetture fino a 135 g/kg di emissioni di CO2. Il budget a disposizione è di 350 milioni di euro, di cui:

  • 200 milioni per la rottamazione di veicoli dalle emissioni tra 61 e 135 g/kg di CO2. Il contributo sarà di 1.500 euro;
  • 60 milioni per l’extra-bonus relativo all’acquisto di veicoli con emissioni fino a 60 g/kg di CO2. Il contributo sarà di 2.000 euro con rottamazione e 1.000 euro senza;
  • 50 milioni per veicoli commerciali e industriali, di cui 15 milioni esclusivamente per i veicoli elettrici;
  • infine, 40 milioni per le auto usate, purché Euro 6 e con emissioni di CO2 fino a 160 g/kg. Il contributo sarà fino a 2.000 euro sulla base della fascia di emissione.

Incentivi auto per ringiovanire il parco

Dunque, la novità di questi incentivi auto è l’apertura al mercato dell’usato.

Ed è logico che sia così. I veicoli Euro 6 sono quelli immatricolati a partire dal settembre 2015, cioè che hanno ad oggi meno di 6 anni di vita. Perché escluderli dagli incentivi, quando si tratta di modelli poco inquinanti e che contribuirebbero a svecchiare il parco auto?

A proposito, questo risulta in Italia tra quelli con età media più alta di tutta Europa: 11,5 anni. Considerate che in Germania sia di 9,4 anni, in Francia di 9,3 e nel Regno Unito di 8,8. E l’età media sale a 12 anni per gli autobus e a 14 per i veicoli industriali. Per contro, il rapporto tra auto e popolazione (721 ogni 1.000 abitanti) risulta nel nostro Paese il terzo più alto dopo Lussemburgo (750) e Cipro (739). Abbiamo troppe auto e mediamente vecchie.

Nell’ultimo decennio, la vita media di un veicolo in Italia è salita di ben 3 anni. Segno della grave crisi economica che ha costretto le famiglie a rinviare il più possibile l’acquisto di un bene durevole come il veicolo.

Il 60% del parco auto in Italia appartiene alle classi da Euro 0 a Euro 4, cioè è stato immatricolato fino al 2009. Gli incentivi auto del governo, oltre a ravvivare le vendite dopo il -28% registrato nel 2020, dovrebbero risultare funzionali proprio anche allo svecchiamento del parco e alla conseguente riduzione delle emissioni di CO2. Modelli più vecchi, infatti, sono quelli più inquinanti. Ma a differenza del recente passato, il governo non sta demonizzando il mercato dell’usato. Per quanto il budget destinato ad esso sia risibile, perlomeno dà il senso di una strategia che punta a rimpiazzare auto vecchie con auto più nuove, non necessariamente di prima immatricolazione. Per troppo tempo l’ambientalismo è stato la foglia di fico dietro cui cercare di tutelare gli interessi delle case produttrici.

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