Negli ultimi tre mesi del 2023 i prezzi degli immobili commerciali in Germania sono crollati del 12,1% annuo. Sono i dati pubblicati ieri dall’associazione bancaria VDP, che ha sottolineato come si sia trattato del più grande calo dall’inizio delle serie storiche nel 2003. Nell’intero anno, il calo è stato del 10,2% e “un’inversione di tendenza non è in vista”, ha spiegato il CEO, Jens Tolckmitt. Ennesimo allarme che arriva dall’economia tedesca e che già fa parlare di scoppio della bolla immobiliare.

Sebbene per le abitazioni i cali siano molto più contenuti (-7,6% a dicembre dall’apice toccato nel giugno del 2022), la corsa dei prezzi si è fermata. Dall’inizio del decennio scorso fino a due anni fa, le quotazioni erano aumentate di circa il 125%.

La bolla immobiliare spaventa le banche tedesche

Sono principalmente due le cause di questo ripiegamento. In primis, la pandemia ha fatto attecchire lo “smart working” e il ritorno negli uffici da parte di lavoratori e manager è stato parziale. Una situazione che coinvolge un po’ tutte le economie, a partire dagli Stati Uniti. Ma c’è stato anche l’aumento dei tassi di interesse, che ha ridotto la domanda e contribuito a far scoppiare la bolla immobiliare alimentata per anni proprio dai mutui a basso costo in tutta l’Eurozona.

Il problema è che le banche tedesche risultano esposte al comparto immobiliare. Pochi giorni fa c’è stato il warning di Deutsche Pfandbriefbank, che al 30 settembre scorso ha dovuto accantonare 215 milioni di euro per fronteggiare la “persistente debolezza dei mercati immobiliari”. L’istituto ha parlato di “valori commerciali ai minimi da 15 anni”. Anche Deutsche Bank suona l’allarme, anche se nello specifico le esposizioni si hanno perlopiù verso il comparto commerciale degli Stati Uniti. Sta di fatto che le azioni di Pfandbriefbank si sono dimezzate in borsa nell’ultimo anno e quelle di Deutsche Bank sono crollate di oltre l’8% dai primi di febbraio.

Rischi per l’economia tedesca

Come se non bastasse, l’economia tedesca sta andando male e ciò certamente non è di buon auspicio per il mercato immobiliare in generale e, in particolare, per quello commerciale. Una situazione che rende sempre più verosimile un taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE) anche prima dell’estate, malgrado i toni relativamente scettici che fuoriescono da Francoforte sul punto. C’è da dire che i tedeschi non hanno visto di cattivo occhio nell’ultimo biennio che la bolla immobiliare abbia smesso di gonfiarsi. Hanno per anni dovuto fronteggiare prezzi in forte ascesa, con molteplici problemi per le famiglie alle prese con il caro affitti nelle grandi città.

Il punto è che non conviene adesso che la situazione precipiti. Se la bolla immobiliare, anziché sgonfiarsi in maniera controllata, scoppiasse del tutto, a rimetterci sarebbe l’intera economia tedesca. Le banche andrebbero a gambe per aria, presterebbero meno soldi ad imprese e famiglie e molto probabilmente necessiterebbero di sostegni pubblici per evitare il crac. Un fatto impopolarissimo ovunque, immaginiamoci a queste latitudini. Sarà forse per questo che dalla Germania fossero arrivate nei mesi scorsi pressioni sempre più forti perché l’Italia ratificasse la riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità)? Questi contemplava il potenziamento del Fondo di risoluzione bancaria, accrescendo la sicurezza degli istituti di credito nel continente.

Taglio dei tassi vicino?

Le resistenze al taglio dei tassi subito arrivano, tuttavia, proprio dalla Germania. Bundesbank e consigliera esecutiva Isabel Schnabel all’interno della BCE guidano il fronte di coloro che vogliono attendere che l’inflazione nell’Eurozona scenda stabilmente al target del 2% prima di allentare la politica monetaria. Il rischio è che l’economia tedesca si avviti prima sfociando in una recessione severa, come i dati sul PIL e la produzione industriale paventano da diversi trimestri.

Chissà che l’allarme lanciato dalle banche sulla bolla immobiliare non convincano Berlino a cambiare atteggiamento. Fu così che gli Stati Uniti nel 2008 visse la sua crisi finanziaria più drammatica da ottanta anni e dalla quale è uscita molto più indebitata e politicamente divisa come mai prima.

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