La crisi del Venezuela entra in uno scenario internazionale. Dal vertice della Comunità degli Stati Latino-Americani e i Caraibi (Celac), il presidente Nicolas Maduro ha annunciato che a giorni sarà messo a punto un piano di lotta dura al contrabbando e “a tutte le mafie”, durante il vertice bilaterale di Maracaibo, in programma il 6 febbraio, che si terrà con le autorità politiche della Colombia, tra cui il presidente Juan-Manuel Santos.

L’obiettivo è di fermare il contrabbando di merci dal Venezuela alla Colombia, intensificatosi negli ultimi tempi, per via della crescente inflazione nel paese (oltre il 50%) e la politica dei prezzi amministrati per un ampio paniere previsto dal governo.

Il resto lo sta facendo il tasso di cambio irrealistico a cui viene ancorato il bolivar, quel 6,3 contro il dollaro, pari a una sopravvalutazione di oltre il 90% della valuta venezuelana.

 

La piaga del contrabbando 

E proprio da Maracaibo partono ogni giorno decine di camion pieni di ogni bene, in direzione verso la vicina Colombia. Un esempio: la benzina può essere venduta per legge in Venezuela a un solo centesimo al litro, quando in Colombia la si vende a circa un dollaro al litro. Normale che i rifornitori la vendano illegalmente ai vicini sudamericani, anziché sotto-costo in patria. E gli automobilisti venezuelani restano al secco.

Le dimensioni del contrabbando sono diventate una vera emergenza nazionale. Il deputato chavista Diosdado Cabello parla di un 30-40% di tutti i beni importati che viene esportato illegalmente verso la Colombia. Il Venezuela è sempre più zona di transito di merci, che non arrivano nemmeno sugli scaffali dei negozi. Un bene su cinque ormai non si trova.

 

Il prezzo giusto lo decide Maduro

E sul fronte interno, nessun passo indietro del governo sulle politiche economiche. Anziché tentare di risolvere le cause alla base della mancanza di beni primari e dell’inflazione fuori controllo, Maduro ha annunciato che dal fine settimana appena trascorso è entrata in vigore la politica dei “prezzi giusti”, dopo avere fatto appello ai commercianti e alle casalinghe di collocare sul mercato i beni e i servizi a prezzi equi, con l’obiettivo di far tendere l’economia verso il “socialismo”.

Maduro ha spiegato che i beni importati dall’estero dovranno essere venduti a un prezzo legato all’investimento effettuato in valuta straniera, mentre ha assicurato che all’economia sarà distribuita valuta straniera (dollari) sufficiente, riferendosi alle aste Sicad, con cui si vendono dollari alle società importatrici a un cambio dimezzato rispetto a quello ufficiale (11,3 contro 6,3).

 

La crisi dei bond 

Che la politica del governo non convinca i mercati e, anzi, metta in fuga gli investitori lo dimostra anche il boom dei rendimenti dei titoli di stato emessi da Caracas e negoziati sul mercato. Il bond con scadenza 26 febbraio 2016, ad esempio, rende circa il 17,8% (+600 punti base da inizio anno). Segno tangibile che l’economia del paese potrebbe presto avvitarsi in un circolo vizioso di crisi fiscale, monetaria e valutaria dalle conseguenze esplosive per la tenuta sociale interna.