Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, successore di Huho Chavez dopo le elezioni vinte di misura in aprile, annuncia la linea dura contro la speculazione e il tentativo di sabotaggio dell’imperialismo americano. L’economia del paese è travolta dalla crisi. Ad ottobre, i prezzi sono esplosi del 49,4% su base annua, quando a febbraio l’inflazione era ancora al 21,4%. A causa della politica dei prezzi controllati, sugli scaffali dei supermercati mancano numerosi beni primari, pari a 20 su un paniere di 100 prodotti.

 

Inflazione Venezuela a livelli molto preoccupanti 

I black-out sono frequenti, perché anche la corrente elettrica è offerta in misura sempre inferiore, ma paradosso vuole che gli automobilisti del quarto esportatore al mondo di petrolio siano a corto di benzina. Perché? Anche il prezzo del carburante è amministrato e risulta di fatto quasi gratuito, se si pensa che nella vicina Colombia costa 100 volte in più. Da qui, un consumo pro-capite sette volte superiore in Venezuela e un contrabbando alla frontiera tra i due paesi, con i venezuelani alla ricerca disperata di un goccio di benzina, che alla pompa non si trova.

E a settembre, in seguito alla totale assenza nei supermercati di carta igienica, il governo ha fatto occupare la Manpa SpA, una delle più grandi fabbriche del paese e che risulta ancora oggi sottoposta al controllo degli uomini di Maduro.

L’opposizione attacca e il leader Henrique Capriles, che ha sfidato l’attuale presidente in aprile, spiega alla popolazione che è proprio la politica economica del PSUV al governo (socialista) a provocare una carenza di beni, perché ponendo un tetto ai prezzi, l’offerta crolla e l’inflazione esplode, colpendo proprio le fasce più povere, che in teoria Maduro afferma di tutelare.

E come già da tempo sta avvenendo anche in Argentina, le importazioni sono di fatto in molti casi impossibili, perché non esistono riserve di valuta straniera presso la Banca Centrale del Venezuela, necessaria per acquistare merce dall’estero.

 

Economia Venezuela e Borsa: due mondi scissi

Una crisi molto grave, quella del Venezuela, che non ha riscontro ad oggi in borsa, con il Caracas Stock Index esploso del 475% da inizio anno. Tanto che il presidente ha annunciato lotta serrata alla speculazione, mettendo sotto osservazione tre siti internet molto popolari di compravendite, come TuCarro.com e TuInmueble.com, nel tentativo di verificare se esista una speculazione sui prezzi e sulle quantità offerte di determinati beni.

Nonostante la crisi, l’impostazione del governo non cambia e si basa sui sussidi alle importazioni e su un aumento della spesa pubblica, che l’anno prossimo dovrebbe crescere del 39%, pari a 64 miliardi di dollari, ma che probabilmente risulterà insufficiente a coprire l’aumento dell’inflazione, prevista da diversi analisti al 50% e che il governo stima intorno al 26-28%.

Proprio i più poveri potrebbero svoltare a destra alle elezioni municipali dell’8 dicembre, infliggendo un duro colpo ai socialisti, similmente a quanto recentemente accaduto con le elezioni di medio termine in Argentina. Prende corpo, infatti, un’alleanza tra conservatori e liberali, guidata da Capriles, che potrebbe acquistare credito e attendere le prossime presidenziali per ribaltare il destino politico ed economico del dopo-Chavez.

L’annuncio di Maduro della creazione di un ministero per la “Felicità Assoluta” avrebbe lasciato indifferenti i cittadini. Sì alla felicità, ma la carta igienica?