Se la Russia invade l’Ucraina, l’Europa non potrà fare a meno del suo gas. I tentativi degli USA di trovare forniture alternative per l’alleato europeo sono andati a vuoto. Nei giorni scorsi, Washington aveva contattato il Qatar per convincerlo ad estrarre più gas a favore del Vecchio Continente, così da ridurre il rischio che questi resti a corto di energia nel caso in cui Mosca gli chiudesse i rubinetti.

Tuttavia, l’emirato produce già ai massimi della sua capacità produttiva, cioè a 180 miliardi di metri cubi all’anno.

Anche volendo, non potrebbe fare di più. Peraltro, la quasi totalità delle sue forniture è legata a contratti a lungo termine con i clienti asiatici. Solo una minima parte del gas è venduta sul mercato spot e anche se fosse interamente dirottata verso l’Europa, l’impatto sarebbe minimo.

Il Qatar è il principale fornitore di gas con riserve accertate per 25.000 miliardi di metri cubi. Ai ferri corti per anni con i vicini del Golfo Persico capeggiati dall’Arabia Saudita, solo di recente questi anno ritirato le sanzioni nei suoi confronti per la vicinanza all’Iran. L’emirato avrebbe tutto l’interesse geopolitico a mettersi in salvo dagli screzi nell’area facendo asse con l’Occidente. Tuttavia, non può sfruttare questa occasione per limitazioni geofisiche. E’ vero che sta investendo 30 miliardi di dollari per aumentare la capacità estrattiva del 50%, ma i primi risultati si vedranno tra non meno di cinque anni. Nel frattempo, l’Europa non potrebbe attendere.

Forniture di gas a caro prezzo

La Russia incide per il 40% delle forniture di gas dell’Europa. Gli altri nostri fornitori sono Norvegia, Algeria e Libia. Nessuno di questi, però, sarebbe in grado di rimpiazzare Mosca, se non molto parzialmente. Dunque, il presidente russo Vladimir Putin ha buon gioco a tenere il continente sotto pressione sulla crisi ucraina, sebbene non sia ancora chiaro se abbia realmente intenzione di invadere lo stato confinante o di organizzare un golpe a Kiev, attraverso il quale formare un governo fantoccio vicino al Cremlino.

Il prezzo del gas in Europa è risalito ai massimi da quasi venti giorni. Ieri, sul mercato olandese, che funge da “benchmark” per l’Europa, si attestava a 91,60 euro per Megawatt-ora, circa +360% su base annua. Il picco, tuttavia, fu toccato poco prima di Natale a 180 euro. La tensione tra Russia e Occidente sta contribuendo a tenere alte anche le quotazioni del petrolio, con il Brent ormai nel range 80-85 dollari e ai massimi dal 2014. Più la vicenda si trascina per le lunghe e maggiori i danni all’economia europea con l’inflazione già al 5% nell’unione monetaria. E forse, sotto sotto è quello a cui ambisce Putin, ovvero a tenere i governi europei a bagnomaria e indurli a cedere sull’Ucraina per sfinimento.

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