Se vi dicessimo che ogni abitante della Norvegia alla fine del giugno scorso risultava di 31.700 euro più povero rispetto al mese di dicembre? E’ proprio quanto accaduto nello stato scandinavo, che possiede il più grande fondo sovrano del pianeta. Si chiama formalmente Norges Bank Investment Management, dato che a gestirlo è la banca centrale. Il CEO, Nicolai Tangen, ha dovuto ammettere nei giorni scorsi che il primo semestre dell’anno si è chiuso in profondo rosso, segnando una maxi-perdita di 1.680 miliardi di corone norvegesi, pari a 171 miliardi di euro.

I primi sei mesi del 2022, dunque, hanno inflitto agli asset un pesante -14,4%. Di fatto, è stato cancellato il +14,5% messo a segno nel 2021.

Maxi-perdita per fondo sovrano norvegese

Mentre scriviamo, il fondo sovrano detiene asset per la bellezza di 1.240 miliardi di euro. Il benessere del popolo norvegese non è in discussione, malgrado la batosta. E’ successo, infatti, che il primo semestre di quest’anno si sia caratterizzato per essere stato il peggiore sui mercati finanziari almeno da inizio anni Settanta. Sono crollati i prezzi di azioni e obbligazioni contemporaneamente. A causa dell’impennata dell’inflazione, le banche centrali hanno dovuto ridurre la liquidità in circolazione, alzando i tassi d’interesse e stendendo al tappeto i prezzi dei titoli.

Il fondo sovrano norvegese possiede l’1,5% del mercato azionario globale, grazie a partecipazioni in 9.338 aziende quotate. Proprio questo comparto gli ha esitato un -17%, mentre il comparto obbligazionario -9,3% e gli investimenti in infrastrutture sulle energie rinnovabili non quotate un altro -13,3%. In pratica, non c’è stato scampo. Va detto che, comunque, l’andamento del fondo sovrano è stato nel periodo migliore dell’indice benchmark dell’1,4%.

Fuga dai combustibili fossili

E’ probabile, però, che già con la ripresa dei corsi azionari e obbligazionari dalla metà di giugno, gran parte delle perdite accusate dal fondo sovrano siano state coperte.

Resta da vedere, invece, se l’ente non faccia una momentanea marcia indietro sulla sua politica di disinvestimenti nel comparto oil & gas. Un fatto curioso, dato che esso risulta alimentato proprio dai proventi di petrolio e gas estratti in Norvegia. Le due materie prime hanno registrato grossi rialzi negli ultimi mesi, per cui nel breve periodo la fuga da esse ha amplificato le perdite di questa fase estremamente negativa sui mercati.

Ma che il fondo sovrano si rimangi la parola e torni sui suoi passi resta escluso. In primis, perché la sua strategia delineata è di lungo periodo. Secondariamente, perché un cambio di policy ne intaccherebbe credibilità e appeal. E, comunque, bisogna considerare che le perdite dei mesi scorsi non stiano intaccando il benessere del popolo norvegese, dato che ciascun residente nello stato scandinavo poteva ancora disporre di asset per 230.000 euro.

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