E’ veramente valido il luogo comune per cui un elevato debito pubblico è deleterio per un paese in quanto ne impedisce la crescita? In realtà, secondo uno studio di Panizza e Presbitero1, questo luogo comune non è affatto dimostrato, e la cosa non è di poco conto dato che è proprio su questo tipo di affermazioni che si basano i vincoli europei al debito e le politiche di austerità.   Se non c’è dubbio, infatti, che esista una correlazione tra l’elevato livello di debito pubblico di un paese e un lento tasso di crescita, soprattutto per i debiti che si avvicinano al 100% del PIL, non esiste alcuna dimostrazione del fatto che sia il debito a causare la lenta crescita.

Potrebbe invece essere proprio il contrario, come ad esempio sostiene il Nobel Paul Krugman, e cioè che sia la lenta crescita a far aumentare il debito, a causa della riduzione del gettito fiscale e dell’aumento dei sussidi pagati dallo stato nei periodi di rallentamento.   Inoltre, e questa osservazione si adatta bene proprio ai paesi in crisi dell’eurozona, questo legame debito-crescita può essere causato dal fatto che i governi con un alto livello di indebitamento, per paura che il debito possa diventare oggetto di attacchi speculativi perché considerato insostenibile dagli operatori del mercato, iniziano a fare politiche restrittive, a tagliare la spesa e ad aumentare la pressione fiscale, allo scopo di dare segnali positivi al mercato. Ma in realtà, accade che durante le recessioni queste politiche, cosiddette procicliche proprio perché assecondano e approfondiscono la fase congiunturale, servono solo a peggiorare la fase negativa dell’economia, ed ecco il rallentamento che solitamente si accompagna all’alto debito. “In questo caso”, dicono Panizza e Presbitero, “sarebbe vero che il debito riduce la crescita, ma solo perché l’elevato debito porta a politiche di panico e di contrazione”.   Se da questo studio si possono trarre delle indicazioni di politica economica, una di queste senz’altro è che i governi non devono attuare politiche di bilancio restrittive durante una crisi economica, perché queste porteranno al rallentamento dell’economia e saranno controproducenti anche per il debito, che in rapporto alla diminuzione del PIL non potrà che crescere.
  Altra indicazione può essere quella che la mancanza di una banca centrale che possa acquistare i titoli di debito di uno stato per sottrarlo agli attacchi speculativi – come succede nell’eurozona a causa di uno statuto tanto anomalo quanto assurdo della BCE – è motivo di forte instabilità e può spingere i governi a tentare politiche procicliche che finiscono col distruggere l’economia di un paese.  

1Panizza dirige l’unità di ricerca sul debito e la finanza dell’UNCTAD ed insegna econometria ed economia dello svilluppo al Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra – Presbitero insegna all’Università Politecnica delle Marche   Articolo originale: Is high public debt harmful for economic growth?