Come sempre, in vista di una corretta informazione, occorre partire dalla cronaca dei fatti. Un ragazzo di 29 anni di Milano intende lavorare nella Riviera romagnola: il classico lavoro stagionale. Dopo una lunga ricerca, sembra aver trovato l’agognato posto in una struttura alberghiera di Cervia. Quando è tutto pronto e il giovane uomo sta per partire, ecco che arriva questo messaggio (un po’ sgrammaticato, ma lo riportiamo testualmente): ‘Mi dispiace Paolo ma non posso mettere ragazzi di colore in sala qui in Romagna la gente è molto indietro con mentalità scusami ma non posso farti venire giù ciao’.

Si tratta di un giovane originario del Brasile: la denuncia è partita immediatamente ad opera della Filcams-Cgil che sta preparando una vertenza contro la struttura.

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La vicenda deve far riflettere: gli immigrati rubano il lavoro?

La vicenda è interessante anche per un altro aspetto, ma torniamo un attimo alla cronaca: il messaggio è arrivato immediatamente dopo l’invio della carta d’identità, che sarebbe servita per completare le procedure di assunzione. La madre ha commentato così: ‘Questo è il lavoro di mio figlio, lo fa da anni e anche in Riviera. Quando ha letto il messaggio è rimasto incredulo, basito, non sapeva cosa dire. Paolo è nato in Brasile ma è in Italia da quando aveva tre anni e mezzo, ha fatto tutte le scuole qui’. E poi aggiunge: ‘Tutto era a posto ­fino a quando mio figlio ha inviato la carta d’identità. La mattina dopo è arrivato il messaggio. È evidente che qui l’unico problema vero è il colore della pelle di mio figlio, è una discriminazione palese, la differenza l’ha fatta solo la foto’.

La prima riflessione: il ragazzo ‘di colore’ ha già lavorato negli anni scorsi in Riviera, il fatto che il rifiuto sia arrivato quest’anno è il segnale deciso di un clima sociale e culturale che va deteriorandosi sempre di più.

Gli ‘immigrati’ rubano davvero il lavoro? Il nodo non è di poco conto: finché un immigrato svolge mansioni durissime con paghe irrisorie, a volte di neanche 2 euro all’ora, con i caporali nelle campagne del Sud, alla fin fine, nonostante la propaganda politica, è ritenuto accettabile. Ma l’Italia non è ancora un paese in cui un ‘nero’ può svolgere mansioni di un livello anche leggermente più alto: non ora e non qui.

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Ma la Romagna si ribella

Il sindaco di Cervia si è, però, ribellato, sostenendo che la Romagna è una terra di ospitalità ed è invece molto aperta quanto a ‘mentalità’: ‘La risposta data dall’albergatore al lavoratore è doppiamente grave, perché non solo inaccettabilmente discriminatoria, ma perché offensiva anche nei confronti del nostro sistema turistico-imprenditoriale, in quanto la Romagna si è sempre dimostrata una terra aperta con una mentalità e un sentire comune che vivono di integrazione, rispetto e correttezza. Purtroppo mi preme sottolineare che qui l’unico ‘indietro’ è il singolo albergatore’. Anche Federalberghi ha voluto dire la sua, sottolineando come sono già molte le strutture disposte ad assumere il ragazzo di Milano.