Non siamo ancora ai famosi primi cento giorni. Il governo Meloni è in carica da due mesi e mezzo. Pochi per fare un bilancio anche solo preliminare, specie se il tempo è stato quasi interamente assorbito dalla redazione prima e l’approvazione dopo della legge di Bilancio. Ad ogni modo, qualcosa siamo in grado già di dirvela: Giorgia Meloni a Palazzo Chigi ha portato sinora bene alla borsa italiana. L’indice FTSE MIB dalla sua nomina a premier è salito di oltre il 19%, pari a 110 miliardi di euro in più di capitalizzazione.

Questa risulterebbe salita a circa 692 miliardi. Nel frattempo, lo spread è sceso da 250 a 180 punti base, pur con ampie oscillazioni nelle ultime settimane. In effetti, il BTp a 10 anni offriva un rendimento del 4,77% quando il presidente Sergio Mattarella convocò Meloni al Quirinale per conferirle l’incarico di formare il nuovo governo. Adesso, è sceso sotto il 4%.

Il solo dato italiano, comunque, poco ci dice sulla reale esistenza di un “effetto Meloni” sulla borsa. Per questo, abbiamo monitorato l’andamento anche degli altri principali indici azionari europei. Tra la terza settimana di ottobre e questa settimana, il DAX 30 guadagna il 18%. Il CAC 40 segna qualcosa come oltre il 15%. L’IBEX intorno al 17%. Dunque, la borsa italiana guadagna qualcosa in più della media delle grandi piazze finanziarie.

Borsa meno bene nei primi mesi di Draghi e Conte

Abbiamo voluto indagare sulla reazione dell’FTSE MIB nei primi due mesi e mezzo di governo Draghi. Questi s’insediò a metà febbraio del 2021. Alla fine di aprile, risultava salito di circa il 2,5%, molto meno del +8% del DAX tedesco e del +9% del CAC francese. Paradossale che appaia, il premier tanto gradito ai mercati finanziari non spinse la borsa italiana come pensiamo. E il suo predecessore? Giuseppe Conte entrò a Palazzo Chigi a inizio giugno. Per Ferragosto, l’FTSE MIB risultava ripiegato di circa il 4%, in linea con il DAX e quasi il doppio del CAC.

In soldoni, Meloni finora ha avuto un impatto migliore dei predecessori sulla borsa. Chiaramente, questo è più un gioco che un’analisi vera e propria. L’andamento degli indici finanziari dipende da numerosi fattori contingenti e spesso la politica non rientra neppure tra quelli principali. Tuttavia, alla vigilia della nomina, la sola ipotesi che l’attuale premier entrasse a Palazzo Chigi seminava dubbi proprio sulla tenuta di borsa e spread. Non solo non c’è stata alcuna invasione delle cavallette, ma l’evoluzione è stata favorevole all’Italia. Ripetiamo, comunque è presto per fare bilanci.

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