Chiara Ferragni ha interrotto questo mercoledì il digiuno sui social, che durava da venti giorni, con un post su Instagram in cui ringraziava i follower per esserle stati vicini in questo momento difficile. L’ultima apparizione sul suo profilo risaliva al 18 dicembre scorso, data di pubblicazione dell’infausto video delle scuse. Ma la bufera non è passata, anche perché da tutta Italia si moltiplicano le segnalazioni di clienti e attività che si dicono “vittime” del business dell’influencer. Abbiamo intervistato la direttrice di una gioielleria romana, che opera da oltre trenta anni.

Gioielli Morellato a marchio Chiara Ferragni

Era la primavera del 2021, quando viene contattata dai rappresentanti di Morellato per la vendita di gioielli e orologi a marchio Chiara Ferragni. Viene prospettato il sold-out; la gioielleria tentenna, ma alla fine si convince che può essere un buon affare. “Basterà l’immagine dell’occhio” per vendere, assicurano, con riferimento al logo utilizzato dall’imprenditrice digitale. Gli accordi commerciali prevedono l’assoluta segretezza prima che avvenga il lancio della campagna promozionale. Un affare top secret, tanto che né il titolare e né la direttrice che si occupa di gestire i rapporti con la Morellato avranno anche solo la possibilità di avere a disposizione i campioni per toccare con mano la qualità dei prodotti acquistati.

Flop vendite quasi totale

Passano i mesi e finalmente inizia la campagna. I prodotti vengono consegnati, ma non si rivelano della qualità immaginata. Né argento, né oro, bensì solo metallo, una lega anallergica. La stessa fascia di prezzo risulta bassa, tra 49 e un massimo di 300 euro, ben sotto gli standard della gioielleria capitolina. Siamo a Natale e neppure un orologio a marchio Chiara Ferragni sarà venduto. Pochissimi i gioielli. Del resto, il target non coincide con quelle delle gioiellerie di fascia medio-alta, nonostante gli agenti Morellato avessero garantito che i prodotti fossero rivolti esclusivamente ad esse.

“A comprare sono perlopiù ragazzine. E non voglio aggiungere altro”, ci racconta la direttrice. A gennaio, la gioielleria convoca gli agenti Morellato e chiede loro di effettuare il reso. Gli stessi ammettono che la campagna sia andata male, probabilmente perché Chiara Ferragni non l’aveva sostenuta come ci si aspettava. Si parla di presunti problemi in famiglia. In quel periodo, la figlioletta era stata in ospedale e forse la disavventura avrà inciso negativamente. Le parti giungono ad un accordo: saranno ritirati i soli orologi, ma in cambio di gioielli della nuova linea secondo un rapporto di 1:1.

Niente reso, merce ancora in magazzino scontata del 50%

La rinnovata fiducia, però, non sarà premiata. Anche la nuova linea sarà un flop quasi totale. A quel punto, la gioielleria decide di scontare la merce in magazzino del 50%. Risultato: ancora oggi si trova in magazzino. Preso atto del disastro, la gioielleria chiede la rescissione del contratto e il reso dei prodotti invenduti. Nel frattempo, continuerà a ricevere di default prodotti di nuove linee e fatturati. “Tutt’oggi”, ci spiega la direttrice, “non siamo arrivati ad un accordo su questa merce non richiesta”.

Dopo la ristrutturazione estiva – siamo nel 2022 – non ci sarebbe stato più posto per il mobiletto rosa dei prodotti Chiara Ferragni. Gli agenti Morellato hanno provveduto in questo caso al ritiro, ma non anche degli scatoloni con la merce invenduta. Quali le cause di questo flop? Ci viene spiegato che risiederebbe essenzialmente nella bassa qualità. Altra cosa sarebbero i gioielli a marchio Valentina Ferragni, sorella della più nota influencer, che punta anche su materiali in oro e argento e su una fascia di prezzo più alta.

Un’esperienza negativa, che impartisce più di una lezione ai gioiellieri coinvolti: mai acquistare ad occhi chiusi e mai confidare eccessivamente sulla nomea per pensare di vendere.

Ma chi non riporrebbe fiducia su un business che porta il nome di un’influencer con quasi 30 milioni di seguaci solo su Instagram? Evidentemente, l’equazione follower uguale cliente non è così immediata come pensiamo.

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