Buone, ottime notizie per i cittadini scandinavi. Per loro piove sul bagnato. Il fondo sovrano norvegese ha chiuso i primi tre mesi dell’anno in crescita di circa 110 miliardi di dollari (oltre 100 miliardi in euro), salendo a 17.720 miliardi di corone, che al tasso di cambio di fine trimestre equivalevano a 1.638 miliardi di dollari. Il rendimento degli investimenti è risultato del 12,4%. Ci ha messo del suo il cambio, che nel periodo si è indebolito contro le altre principali valute (-6,3% contro il dollaro Usa), accrescendo il valore degli asset in corone norvegesi.

Dati del fondo norvegese

Nel dettaglio, gli investimenti azionari hanno registrato una crescita del 9,1%. Ammontavano al 72,1% del totale al 31 marzo scorso. Il comparto obbligazionario, al 26% degli assets, segnava una contrazione dello 0,4%. Male anche gli investimenti in immobili non quotati (-0,5%) e, soprattutto, i progetti in energie rinnovabili (-11,4%). Nel quarto trimestre dello scorso anno, il fondo sovrano norvegese aveva chiuso a +7,9%. Positivo anche il confronto annuo: +5,9% la crescita registrata nei primi tre mesi del 2023.

Entrate grazie al petrolio

Non tutti probabilmente conoscono cosa sia e come funzioni il fondo norvegese. Esso nacque agli inizi degli anni Novanta come fondo pensione statale a garanzia del futuro benessere dei cittadini. Da allora viene alimentato da tutte le entrate petrolifere: imposte, profitti e dividendi staccati ai soci della compagnia pubblica Equinor, tra cui compare lo stato con una quota del 67%.

La Norvegia è un grande produttore di energia. Estrae petrolio e gas nel Mar Artico e anche se i numeri possono apparire relativamente modesti – circa 1,85 milioni di barili al giorno di greggio – c’è da considerare che la popolazione è anch’essa bassa: 5,5 milioni di abitanti. Lo stato è autorizzato a prelevare somme dal fondo norvegese per finanziare il proprio bilancio, ma nei limiti del rendimento massimo atteso per l’esercizio in corso. In altre parole, non può mettere a repentaglio il capitale.

Fortezza finanziaria per cittadini norvegesi

Gli investimenti in circa 9.000 società quotate di tutto il mondo fanno sì che il fondo norvegese possegga l’1,5% del mercato azionario mondiale. Per statuto, però, non può investire in asset nazionali, al fine di non destabilizzare l’economia scandinava e probabilmente anche per evitare interferenze politiche nel settore privato. Sta di fatto che Oslo sia diventata un modello per il resto del mondo quanto a sicurezza finanziaria a favore dei propri cittadini.

Pensate soltanto a un dato: il debito pubblico ammontava al 44,3% del Pil a fine 2023. Allo stesso tempo, il fondo norvegese possiede asset pari al 340% del Pil. Dunque, il debito pubblico netto del Paese equivale al -300% del Pil. Detto in parole semplici, nei fatti i norvegesi posseggono investimenti molto superiori ai loro debiti e al netto di questi pari a tre volte il loro Pil.

Venezuela in crisi profonda, malgrado il petrolio

Venezuela in crisi profonda, malgrado il petrolio © Licenza Creative Commons

Confronto impietoso col Venezuela di Maduro

In termini pro-capite, gli investimenti equivalgono a quasi 298.000 dollari per ciascun abitante. Il fondo norvegese ha concretamente garantito un futuro ai propri cittadini, sfruttando una materia prima che per molti altri stati produttori si è trasformata in una “maledizione”, anziché una fonte di ricchezza. Il Venezuela dispone delle maggiori riserve petrolifere al mondo, ma non solo versa in una crisi economica e finanziaria pesantissima da anni, reduce da una devastante iperinflazione; tra l’altro soffre di una carenza di beni diffusa, paradossalmente anche di carburante ed energia elettrica. E’ in default dal 2017 e le ruberie di stato sono all’ordine del giorno. Non riesce quasi più da anni ad estrarre il greggio, a causa dell’insufficienza dei capitali interni e delle sanzioni americane.

Fondo norvegese trainato dal comparto tech

Il fondo norvegese è il più grande al mondo tra quelli sovrani, davanti anche al China Investment Corporation.

Formalmente, il suo nome è Government Pension Fund Global ed è gestito dalla Norges Bank, la banca centrale. Tra tutti questi dati brillanti ha fatto notizia in questi giorni il fatto che abbia mancato per lo 0,1% l’indice “benchmark” per la commisurazione dei risultati. Non è la prima volta che avviene negli ultimi mesi. I dirigenti hanno commentato positivamente, notando tra l’altro che l’ottima performance del primo trimestre si deve in buona parte all’andamento del comparto tech in borsa.

[email protected]