Accordo raggiunto. Il board di Twitter ha approvato ieri “all’unanimità” l’Offerta Pubblica di Acquisto lanciata giorni prima da Elon Musk, uno degli uomini più ricchi al mondo, fondatore e CEO di Tesla. Una decisione non scontata. Anzi, nei giorni scorsi era trapelata l’intenzione del board di lanciare cosiddette “pillole avvelenate” per sbarrare la strada all’offerta “ostile”, che evidentemente è diventata amichevole attraverso il cambiamento di qualche clausola. Il prezzo a cui saranno acquistate le azioni da parte del magnate è fissato in 54,20 dollari, a premio del 38% rispetto alla quotazione di giorno 1 aprile, la seduta precedente all’annuncio di Musk circa la detenzione del 9% del capitale sociale.

Ieri, il titolo chiudeva in rialzo di oltre il 32% a 51,70 dollari. L’operazione ammonta a un controvalore complessivo di 44 miliardi. Sappiamo, tramite lo stesso Musk, che essa sarà finanziata a debito fino a 25,5 miliardi grazie a una dozzina di banche, le quali hanno già assunto impegni verso il soggetto scalatore. Altri 21 miliardi arriverebbero dalla cessione di azioni Tesla.

In realtà, questa è la valorizzazione del 100% di Tesla al prezzo offerto da Musk, ma non è detto che corrisponda alla cifra esatta che egli dovrà sborsare. Infatti, dai 44 miliardi dobbiamo, anzitutto, sottrarre la quota corrispondente al 9% già in mano all’imprenditore. E non è chiaramente detto che il restante 91% degli azionisti decida di vendere. Anzi, molti di essi troveranno persino conveniente mantenere le azioni per confidare in un loro rialzo attraverso una gestione più efficiente.

Musk punta alla libertà di pensiero

Musk aveva lamentato negli ultimi tempi una cattiva gestione di Twitter, tra l’altro sostenendo che la società avrebbe la “mano pesante” nel censurare i cinguettii degli utenti. Tra le prime cose a cui ambisce, vi è proprio la modifica dei bot che sono alla fine delle revisioni dei tweets. Può gioire l’ex presidente americano Donald Trump, espulso dal social a tempo indeterminato dopo i fatti del 6 gennaio 2021 al Congresso americano.

Il tycoon fu accusato di avere ordito un attacco alle istituzioni americane attraverso i social. Tuttavia, ieri lo stesso ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di tornare su Twitter.

Musk punta a trasformare il sociale in un “paradiso del pensiero libero”. Si è augurato che anche i suoi “peggiori nemici” restino su Twitter, perché questo sarebbe il suo concetto di libertà di espressione. Insomma, saremmo alla fine di una fase di censura piuttosto sbrigativa, che negli ultimi tempi ha colpito particolarmente l’utenza dalle tendenze più conservatrici e non allineata al pensiero liberal della Silicon Valley.

Conti Twitter non solidi

La società ha chiuso il 2021 con ricavi di poco superiori a 5 miliardi e una perdita netta di 221 milioni. Dopodomani, pubblicherà i risultati relativi al primo trimestre di quest’anno. E’ evidente che a Twitter serva un rilancio dinnanzi alle sfide poste dai nuovi social che avanzano e che iniziano a minacciare persino la solidità di colossi come Facebook. Questi per la prima volta nella sua storia sta assistendo a un calo degli utenti attivi. Per il momento, non sono stati annunciati cambiamenti al management. Sappiamo, invece, che Musk vorrebbe trasformare la sede centrale a San Francisco in un dormitorio per senzatetto.

E chissà che dietro a questa acquisizione non vi sia anche la volontà di Musk di sfruttare il social per ottenere pubblicità gratis alla sua Tesla. Se così fosse, l’investimento avrebbe un senso immediato anche al netto degli eventuali miglioramenti apportati ai risultati finanziari di esercizio in esercizio. Fatto sta che Twitter sta per diventare una società fino al 100% in mani private, cioè di un solo imprenditore. Era impensabile solo fino a qualche settimana fa.

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