Mancano soltanto due giorni alle elezioni USA e il risultato appare incerto, quando pochi giorni fa sembrava scontato che vincesse la candidata Hillary Clinton. Per quanto questa rimanga la favorita, non si esclude più una vittoria del repubblicano Donald Trump, dato che nei sondaggi avrebbe colmato il divario dei mesi scorsi con la rivale. I mercati sono entrati in fibrillazione dalla riapertura delle indagini da parte dell’Fbi a carico dell’ex First Lady. Da allora, il dollaro si è indebolito mediamente dell’1,1% contro le altre principali valute del pianeta.

Già, il dollaro; cosa gli accadrà, se davvero dopodomani vincerà Trump?

Il mercato azionario USA, ma non solo, potrebbe subire uno scossone, se il magnate arrivasse alla Casa Bianca, per via delle sue politiche protezionistiche e dello scombussolamento geo-politico che ne conseguirebbe, avendo più volte ripetuto di essere indisponibile a sostenere automaticamente gli alleati della NATO nel caso di aggressione da parte della Russia, così come grossi problemi relazionali potrebbero aversi con il Messico, al confine con il quale Trump vorrebbe erigere un muro contro gli immigrati clandestini. (Leggi anche: Elezioni USA, i due grandi rischi)

Se vince Trump, cosa accade al dollaro?

Nessun dubbio, quindi, che Wall Street non prenderebbe affatto bene la vittoria di Trump. Il discorso si complica per il dollaro. In teoria, poiché l’economia americana verrebbe colpita dalle idee protezionistiche del nuovo presidente, il biglietto verde dovrebbe soffrirne. Inoltre, le tensioni finanziarie che si scatenerebbero nel breve termine spingerebbero la Federal Reserve a rinviare ancora una volta il rialzo dei tassi USA, dato per molto probabile a dicembre tra gli investitori.

Tuttavia, c’è un particolare a doverci indurre maggiore cautela nelle previsioni: il dollaro è valuta di riserva mondiale e bene-rifugio proprio per i casi di crisi geo-politiche ed economiche. Paradossalmente, quindi, la divisa americana potrebbe giovarsi delle tensioni, rafforzandosi, grazie alla fuga dei capitali verso assets come l’oro e i Treasuries, entrambi denominati in dollari.

(Leggi anche: Oro, prezzo a +20% con vittoria Trump?)

 

 

 

Dollaro più forte in una seconda fase?

Con il trascorrere dei mesi, poi, il mercato sconterebbe un altro scenario positivo per il dollaro, ovvero una politica monetaria più restrittiva, che l’eventuale presidenza Trump punterebbe ad ottenere dalla Fed, il cui governatore Janet Yellen non riceverebbe un secondo mandato a inizio 2018, mentre è persino probabile che si dimetta in polemica con la Casa Bianca, dopo le accuse di “politicizzazione” rivolte alla sua persona in campagna elettorale dal candidato repubblicano. E così, il capo dell’istituto, oggi una rinomata “colomba”, sarebbe rimpiazzato da un banchiere centrale più “falco”. (Leggi anche: Vittoria Trump e dimissioni Yellen, vediamo lo scenario)

A primo impatto, quindi, il dollaro potrebbe anche subire un contraccolpo, ma è possibile che in una fase successiva, si abbia un’inversione di tendenza piuttosto netta, anche perché il suo indebolimento equivarrebbe a rendere più forti le altre divise principali come l’euro e la sterlina, ma con la conseguenza di spingere i governatori centrali a restare (più) accomodanti e più a lungo, finendo per ri-apprezzare il biglietto verde.