La segretaria Elly Schlein sarà capolista del Partito Democratico (PD) nelle circoscrizioni del Centro e nelle Isole, in vista delle elezioni europee. La decisione è arrivata dopo mesi di indiscrezioni, ripensamenti e divisioni laceranti all’interno del Nazareno. Ma la questione è tutt’altro che chiusa. Ieri, la segretaria annunciava anche che proporrà di inserire il suo nome nel simbolo del partito. E qui il gruppo dirigente è letteralmente esploso. La minoranza interna si mostra decisamente contraria. Sapete qual è il paradosso? A proporre questa soluzione è stato Stefano Bonaccini, che è proprio a capo dell’opposizione interna.

E, come vedremo, potrebbe non essere un caso. E questo arriva dopo le polemiche sull’uso dell’immagine dello storico segretario del PCI, Enrico Berlinguer, per la campagna elettorale e in occasione dei quaranta anni dalla sua morte. I centristi non ci stanno e reclamano il diritto alla propria esistenza.

Minoranza interna contro nome di Schlein sul simbolo PD

La direzione è chiamata in queste ore ad esitare una soluzione, ma il punto è che il nome di Schlein sul simbolo del PD alle elezioni europee sta trasformandosi in un boomerang. La segretaria è in carica da oltre un anno e i sondaggi, oltre ai dati arrivati nel frattempo dalle numerose elezioni amministrative, hanno rivelato che non avrebbe ad oggi spostato consensi a favore del partito. Questi è risalito dagli abissi a cui era precipitato nelle more delle primarie, ma resta inchiodato a poco meno del 20%. Ultimamente, le distanze con il Movimento 5 Stelle appaiono assottigliarsi.

Il suo nome nel simbolo non fungerebbe da alcun traino, come accadrebbe per altri partiti come Fratelli d’Italia. La segretaria non sembra essere un valore aggiunto, anzi rischia di alienare i consensi dell’ala più centrista del PD. A cosa servirebbe questa operazione di marketing? Se lo chiedono in tanti. Vuole forse affermare la sua leadership, ma paradossalmente potrebbe indebolirla.

Se alle elezioni europee il PD andasse male o poco bene, la sconfitta le sarebbe indebitata per intero. Non è forse casuale che a volere il nome di Schlein sul simbolo sia proprio Bonaccini, che fa buon viso a cattivo gioco.

Attacco di Prodi a Schlein

Il caos monta anche per via dell’opposizione alla segretaria arrivata da due suoi sostenitori di peso. Uno è Dario Franceschini, sponsor della prima ora. Un altro è niente di meno che Romano Prodi, ex premier e tra i fondatori del PD. Il secondo ha usato parole dure a commento della candidatura di Schlein alle elezioni europee, definendola “ferita per la democrazia”. A suo avviso, candidarsi per una carica che non si andrà a ricoprire – la segretaria nel caso venisse eletta, resterebbe certamente deputata a Roma – sarebbe una scelta incomprensibile per gli elettori e che li allontanerebbe dai seggi.

Le manovre attorno alla segreteria sono già iniziate. La pessima gestione delle elezioni regionali in Basilicata e dopodiché anche del caso pugliese ha convinto parte crescente del partito dell’incapacità di Schlein di essere una vera leader. Tutti avvertono il fiato sul collo di Giuseppe Conte, capo del Movimento 5 Stelle. Pur privo di pregressa esperienza come leader politico, sta rivelandosi molto più astuto e cinico della possibile alleata. Ma a pesare certamente di più è la presa di distanza di Prodi, che negli ambienti del centro-sinistra rimane una voce molto ascoltata tra i dirigenti e forse ancora di più tra gli elettori di una roccaforte come l’Emilia-Romagna.

PD diviso alle elezioni europee

A proposito di Basilicata, il governatore uscente Vito Bardi starebbe trionfando contro lo sfidante del supposto “campo largo” Piero Marrese. Per quanto l’esito fosse per certi versi atteso da settimane, esso rimarca il “cul de sac” in cui si è incagliato il PD di Schlein rincorrendo l’elettorato “grillino” e ignorando quello più moderato.

L’atteggiamento vittimistico contro il presunto “regime di TeleMeloni” non porta da nessuna parte. Alimenta un dibattito sterile che non aiuta il centro-sinistra a recuperare terreno verso l’area di governo ad un mese e mezzo dalle elezioni europee. E di questo sta prendendo sempre più coscienza la minoranza interna.

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