Il Tesoro è reduce dal terzo collocamento del BTp Valore, i cui ordini tra le famiglie italiane hanno segnato un nuovo record storico con 18,316 miliardi di euro di prenotazioni. Si trattava della terza emissione esclusivamente retail da quando il governo di Giorgia Meloni si è insediato alla fine di ottobre del 2022. Da allora, considerate le prenotazioni degli investitori individuali per i BTp Italia, siamo arrivati ad una settantina di miliardi di euro di sottoscrizioni. Frutto della volontà del governo di ridurre la dipendenza dagli investitori stranieri per piazzare il debito pubblico sul mercato, aumentando la quota in mano agli stessi italiani.

E questi successi potrebbero avere effetti positivi sul rating dell’Italia.

Rating Italia, possibile miglioramento con corsa ai BTp

A scriverlo è stata Bank of America e lo ha riportato in questi giorni MilanoFinanza. La banca americana sostiene che quest’anno le famiglie italiane potrebbero acquistare più di altri 120 miliardi di BTp, sostanzialmente la medesima somma netta dello scorso anno. Questo avrebbe due conseguenze positive per lo stato: riuscirebbe a reperire con maggiore facilità gli oltre 500 miliardi lordi che gli servono per rifinanziare il debito in scadenza (circa 410 miliardi) e il fabbisogno annuale (oltre 90 miliardi); attirerebbe maggiore fiducia tra gli investitori istituzionali, nazionali e stranieri.

Rischio sovrano diminuisce

In altre parole, se la corsa ai BTp proseguisse, il rischio sovrano percepito sui mercati a proposito del nostro debito pubblico si ridurrebbe ulteriormente. E questo spingerebbe le agenzie di rating a migliorare il loro giudizio sull’Italia. Attualmente, S&P e Fitch ci assegnano BBB e Moody’s Baa3. Per le prime due siamo a due gradini sopra il livello “junk” o “spazzatura”, per la terza ad appena un gradino sopra. Di recente, però, Moody’s ha migliorato le prospettive da “negative” a “stabili”.

Anche i CDS a 5 anni, i titoli che assicurano contro il rischio di default, sono scesi ai minimi da due anni e mezzo e segnalano che il mercato ha sempre meno paura dei BTp.

Per il governo Meloni, una scommessa vinta e in un campo in cui era guardato con grande scetticismo agli esordi. Il rapporto tra debito pubblico e Pil è sceso al 137,3% nel 2023, anche se il deficit è stato del 7,2%, superiore al 4,5% inizialmente fissato dal governo Draghi e al 5,3% rivisto a settembre dall’attuale esecutivo. Il maggiore disavanzo si deve all’effetto Superbonus sui conti pubblici.

Agenzie e mercati interdipendenti

Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni si è portato a ridosso dei 140 punti base, ai minimi da oltre due anni. Il rating dell’Italia, così come degli altri paesi, non è solo causa dei differenziali di rendimento dei bond, ma al contempo anche conseguenza. C’è un rapporto osmotico tra agenzie e mercati. Le prime sono una guida per i secondi e li scrutano per trarre un giudizio sulla solidità fiscale dello stato emittente. Il semplice fatto che le famiglie italiane stiano accorrendo in massa a comprare BTp, segnala che il Tesoro avrà minori difficoltà a rifinanziare il proprio immenso debito.

E c’è da dire che nel frattempo sono tornati gli investitori stranieri con acquisti netti per 37,4 miliardi nei primi undici mesi del 2023. Ciò ha consentito alle banche italiane di ridurre un po’ le esposizioni senza provocare alcun terremoto sul mercato. Certo, le famiglie non acquisteranno all’infinito. In primis, per limiti alla liquidità disponibile e secondariamente per ragioni di convenienza. Man mano che i rendimenti si abbasseranno, troveranno più proficuo investire su altri asset. Lo stato dovrebbe approfittare sin d’ora della fase positiva per ridurre il deficit, cioè per contenere la massa di debito da finanziare di anno in anno.

Upgrade rating Italia benefico su spesa per interessi

Il rating dell’Italia resta inferiore a quello di Portogallo (A-/A-/A3) e Spagna (A/A-/Baa1).

Paradossalmente, pur risultando superiore alla Grecia (BBB-/BBB-/Ba1), i nostri titoli offrono rendimenti superiori. Dunque, esiste uno spread di fiducia che sembra andare oltre gli stretti giudizi delle agenzie. E probabilmente ha almeno in parte a che fare con il clima di scarsa fiducia perenne che si respira da decenni nel nostro Paese verso la tenuta del sistema Italia. Ecco perché la recente svolta delle famiglie può migliorare il quadro. A beneficio dei contribuenti, la cui spesa per interessi sostenuta tenderebbe finalmente a comprimersi.

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