Le quotazioni sono risalite ai massimi dall’autunno del 2021, quando iniziarono una forte discesa dai massimi storici segnati ad oltre 69 mila dollari. Un Bitcoin vale adesso più di 50 mila dollari e nelle scorse sedute ha superato quota 52 mila. Da inizio anno, segna un rialzo superiore al 15%. La volatilità resta elevata e anche nell’arco di qualche ora i prezzi mutano spesso in misura considerevole. Tuttavia, abbiamo una certezza: in quindici anni di esistenza, la “criptovaluta” più popolare al mondo ha saputo tenere fede alla sua promessa di essere un asset difensivo del potere di acquisto.

Bitcoin agli inizi valeva un millesimo di dollaro

Era il gennaio del 2009 quando esordì ad opera di un tale Satoshi Nakamoto, la cui identità resta misteriosa sino ad oggi. Probabile che non sia stato un unico soggetto, bensì un gruppo di persone. Il lancio di Bitcoin avvenne in totale sordina. Per anni fu roba da “smanettoni” di internet, da nerd, insomma da personaggi alla Big Bang Theory.

Pensate che alla fine del 2009, New Liberty Standard Exchange registrò il primo scambio su BitcoinTalk ad un prezzo di 5,02 dollari per 5.050 Bitcoin. Questo significa che inizialmente il prezzo di mercato di un’unità di “criptovaluta” fu all’incirca di 1 millesimo di dollaro. Praticamente, con un dollaro vi sareste comprati 1.000 Bitcoin. A distanza di quindici anni, con quello stesso dollaro investito avreste oggi in portafoglio un valore superiore ai 50 milioni di dollari. Anzi, già nel 2021 sarebbe stato possibile raggiungere una simile cifra e fino a un massimo di 69 milioni.

La tentazione di disinvestire alla prima occasione

E se agli inizi foste stati un po’ più temerari, investendo nei Bitcoin appena una ventina di dollari, oggi sareste miliardari. Sì, un conto con nove zeri, che è forse il sogno un po’ di tutti. A posteriori saremmo tutti straricchi. Cosa ci avrebbe impedito di puntare anche solo pochi spiccioli nel nuovo asset? Proprio le caratteristiche ignote tennero alla larga il mercato, che snobbò per un periodo prolungato il mondo delle monete digitali.

Costavano poco e niente, ma non servivano apparentemente a nulla. Meglio il gratta e vinci, perlomeno tentavi la sorte.

Ma ammettiamo pure che avessimo acquistato centinaia o migliaia di Bitcoin per qualche euro in tutto. I prezzi sarebbero rimasti fermi a lungo. Solamente agli inizi del 2011 veniva toccata la soglia di 1 dollaro per la prima volta. A quel punto, mettiamoci nei panni di chi aveva speso 1 dollaro e avrebbe potuto ricavarne ben 1.000 senza aver fatto nulla. Trattandosi per i più quasi di un gioco e non di un investimento serio, avremmo probabilmente disinvestito e ben contenti di avere portato a casa un guadagno così elevato. Sempre ammesso che non avessimo nel frattempo perso i codici di accesso e i dispositivi elettronici in cui avevamo custodito il portafoglio Bitcoin necessario per investire. A molti investitori della prima ora è accaduto proprio questo e ad oggi molti di loro risultano essere virtualmente ricchi, ma impossibilitati ad accedere ai conti. Una tortura psicologica.

Il ruolo delle “balene” nella volatilità dell’asset

Già verso la fine del 2011 un Bitcoin arrivò a valere quasi 30 dollari. A quel punto, chi di noi avrebbe resistito alla tentazione di vendere per incassare 30 mila dollari per ogni 1 dollaro investito? E guardate che ciò spiega la volatilità dell’asset a cui accennavamo prima. Poiché poche migliaia di persone sono in possesso della stragrande maggioranza dei Bitcoin sinora in circolazione, basta che qualcuno di questi whales (balene) decida di monetizzare almeno parte degli enormi guadagni virtuali maturati, che l’offerta sale e il prezzo crolla all’istante.

Nel 2013, Bitcoin raggiunse i 230 dollari. Avremmo avuto la possibilità di incassare 230 mila dollari per appena 1 dollaro investito quattro anni prima.

Una somma che ci avrebbe consentito di comprare casa e/o di toglierci qualche altra grossa soddisfazione; magari l’avremmo messa da parte per i bisogni futuri. Senza girarci troppo attorno, quasi nessuno di noi sarebbe arrivato a detenere Bitcoin fino ad oggi. La tentazione sarebbe stata troppo forte, anche perché non esisteva e non esiste ad oggi alcuna certezza su questo asset di natura legale e persino finanziaria. Per molti investitori e analisti si tratta semplicemente di pura speculazione, per altri ha grosse potenzialità e applicazioni pratiche.

Perché a guadagnare cifre pazzesche con Bitcoin saranno stati in pochi

Ad esempio, non sappiamo nemmeno adesso quale possa essere la quotazione tra uno o dieci anni. Supponiamo che arrivi a 1 milione di dollari o a 10 milioni. Dovremmo aspettare ancora o nel frattempo iniziare a vendere per trasformare in ricchezza reale quello che sarebbe soltanto un portafoglio ricco sulla carta? La vita terrena non è infinita ed è perfettamente umano e comprensibile che chiunque di noi si dia un limite temporale entro cui agire per godersela. E più si parte da condizioni economiche svantaggiate, maggiore la tentazione di incassare prima. I più ricchi, coloro che non hanno le impellenze quotidiane della gente comune, possono attendere. E probabilmente saranno tra quelli che alla fine riusciranno a trasformare gli spiccioli spesi per gioco in un capitale gigantesco.

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