Wolfgang Munchau sul Financial Times fa un’interessante comparazione storica, finora inedita. Generalmente la crisi attuale viene paragonata alla  Grande Depressione. Munchau qui confronta la crisi della zona euro con  i 30 anni di guerra  che hanno devastato l’Europa centrale tra il 1618 e il 1648 – non tanto perché Munchau pensi che  la crisi dell’euro sia paragonabile a quel terribile periodo in termini di perdita di vite umane, o perché ritenga che alla fine porterà  a una guerra, ma perché vi sono degli importanti parallelismi storici:   

“Sia la crisi della zona euro che la terribile guerra dei 30 anni sono avvenute nel bel mezzo di improvvisi cambiamenti nella distribuzione del potere, sono state innescate da eventi anche banali, e sono diventate incredibilmente complicate.  Prima del 1618, il Sacro Romano Impero era quasi equamente diviso tra principi elettori cattolici e protestanti. La tregua ebbe fine quando l’equilibrio del potere si modificò,  con l’ascesa nel 1617 del Cattolico Ferdinando al trono di Boemia, che era uno dei sette elettori dell’imperatore. La guerra vera e propria iniziò un anno dopo, quando i ribelli gettarono dalla finestra dei consiglieri del re. La famosa defenestrazione di Praga innescò le prime battaglie di una guerra tra protestanti e cattolici, che andò completamente fuori controllo. La guerra attraversò quattro fasi, e coinvolse anche altre nazioni  – i Danesi, gli Svedesi e infine i Francesi.

Anche la zona euro, negli ultimi cinque anni è stata teatro al suo interno di un cambiamento nella distribuzione del potere,  con l’aumento  del potere economico Tedesco. Anche la crisi della zona euro ha avuto una causa scatenante relativamente banale, una crisi fiscale di un piccolo paese della periferia. E anche questo ha scatenato un  più ampio conflitto economico tra un nord in gran parte protestante e un sud cattolico/ortodosso. Quando i moderni governanti della zona euro questo mese si sono riuniti a Bruxelles per firmare l’equivalente moderno di un trattato di pace, sono stati  interrotti dalla forza contraria di un conflitto molto più antico – una controversia “Britannici-contro-tutti-gli-altri”. Così, invece di un trattato di pace, il vertice si è concluso con due conflitti che si sovrappongono e interagiscono. L’Europa, ancora una volta e come sempre, è assurdamente complicata.

Munchau non sta predicendo che la crisi durerà 30 anni, anche se potrebbe portare a  una lunghissima devastazione economica, soprattutto se le politiche di austerità fossero implementate ovunque e in pieno.

Né sta predicendo una guerra.
Uno dei risultati indiscussi del processo di integrazione Europea è proprio la trasformazione dei conflitti in “ teatrali controversie al vertice in tarda serata”, tipiche della vita politica a Bruxelles. Almeno qualche progresso è stato fatto. Ma restano, irrisolti, dei temi di fondo:

“Ma ciò che rimane immutato da quei tempi sono i conflitti culturali di fondo tra protestanti e cattolici, il nord e il sud, la Gran Bretagna rispetto al continente. I molti decenni di integrazione Europea non hanno posto fine a questa fondamentale sfiducia. E questo è anche uno dei motivi per cui gli Europei hanno creato un’unione monetaria così irrazionalmente squilibrata. Le sue regole non sono  il risultato di un ragionamento economico razionale, ma progettate allo scopo di dissipare i vecchi sospetti dei Tedeschi.

I parallelismi più inquietanti, secondo Munchau, si ritrovano tra il modo in cui è finita la guerra dei 30 anni di guerra, e l’impostazione che i leaders politici Europei stanno dando alla soluzione della crisi:

“Nel 1648, gli Spagnoli e gli Olandesi hanno concluso i  loro 80 anni di guerra bilaterale. L’Olanda è divenuta indipendente. Nei trattati di pace successivi, i protestanti Tedeschi hanno riguadagnato la loro influenza. In cambio, la Baviera e Brandeburgo sono divenuti stati indipendenti, quest’ultimo dando vita mezzo secolo più tardi al regno di Prussia. Il Sacro Romano Impero è continuato come un guscio vuoto fino a quando non fu formalmente sciolto circa 150 anni più tardi. La guerra ha portato alla frammentazione dell’Europa continentale, seguita da 300 anni di carneficina totale.

Anche la gestione della crisi dell’eurozona può finire con una frammentazione. Vedo i tre seguenti scenari come i risultati più plausibile: un’unione politica con uno strumento di debito congiunto; lo status quo imposto da un’austerità eterna, o uno scioglimento.

Anche ora, qualsiasi scelta si faccia, può portare ad un equilibrio instabile. Una unione politica risolverebbe la crisi in senso stretto, di sicuro, ma può indebolire la legittimità democratica, e quindi può diventare instabile. L’austerità imposta dai Tedeschi è la soluzione che con molta probabilità può innescare  l’estremismo politico e la violenza. E’ anche intrinsecamente instabile, perché impone la dottrina economica di un paese su un altro. Un crollo della zona euro potrà, nel peggiore dei casi, distruggere la stessa Unione Europea o, nella migliore delle ipotesi, riportare alla situazione dei primi anni ’70.

Per finire, Munchau osserva che  i 30 anni di guerra dimostrano… che noi Europei  di solito ci mettiamo molto tempo a prendere le decisioni necessarie!

 

Articolo originale: Grim lessons from the 30 years war