Droga nei bagni del Parlamento: MilleniumM, il nuovo inserto de Il Fatto Quotidiano, parte col botto con un’inchiesta shock. Un giornalista infiltrato, Thomas Mackinson, ha eseguito il test delle salviette nelle toilette della Camera e ha rilevato tracce di cocaina.

Inchiesta droga in Parlamento: il test in bagno è attendibile?

Partiamo da una premessa d’obbligo per completezza di informazioni: i bagni in cui è stato effettuato il test che ha confermato tracce di cocaina non sono ad uso esclusivo dei Parlamentari.

L’esame però è stato effettuato in data 29 marzo, giorno di votazioni, quindi è indubbio che alla Camera fossero presenti molti politici. Il test è quello classico: salviette imbevute di reagente che, a contatto con la droga, si colorano di blu.

Politici e droga in Parlamento: è uno scoop?

Non è la prima volta che si parla di uso di droghe da parte dei politici: dopo alcuni scandali all’estero, aveva fatto notizia nel 2006 l’inchiesta de Le Iene che aveva sottoposto alcuni parlamentari a test a sorpresa con tamponi di sudore prelevati con l’inganno ed esaminati. Ovviamente non fu possibile fare i nomi ma ben 16 politici risultarono positivi: 12 alla cannabis e 4 alla cocaina. Tre anni dopo Giovanardi promosse il test volontario: un parlamentare risultò positivo alla cocaina ma chiese di restare anonimo. Due anni fa il M5S propose di fare verifiche antidroga periodiche in Parlamento ma l’ordine del giorno fu bocciato (e ora, alla luce del nuovo scandalo cocaina, la pentastellata Tiziana Ciprini dice di spiegarsi il perché).

La Camera se la tira: l’inchiesta de Il Fatto è attendibile?

‘La Camera se la tira. Tracce di cocaina nel bagno dei deputati’ un titolo che attira ma che merita precisazioni, come ha sottolineato Stefano Menichini, capo ufficio stampa della Camera dei Deputati, in risposta al servizio di MilleniumM: “A prescindere dal tono dell’articolo, denigratorio verso l’istituzione, e dalla veridicità e attendibilità dell’analisi effettuata, la cosa che va precisata è che i servizi igienici in questione non sono affatto “dei deputati” e tanto meno “inaccessibili agli esterni”, come scrive il giornalista che evidentemente della Camera conosce poco. All’opposto, chi conosce Montecitorio sa che quei bagni sono frequentati, oltre che dai deputati, dai giornalisti, dai dipendenti, dagli addetti dei servizi esterni e da qualsiasi cittadino sia ammesso, a qualsiasi titolo, all’interno del palazzo“.

Non si fa attendere però neanche la risposta dell’autore dell’inchiesta: “Caro Stefano, sono molto sicuro di quello che ho visto, scritto e documentato. Proprio perché ai servizi igienici appena fuori dall’aula possono accedere anche commessi e persone esterne autorizzate abbiamo concentrato le verifiche quando il tasso di esterni era prossimo allo zero e quello dei deputati più elevato. L’Italia intera è sollevata di sapere, nonostante i precedenti non depongano a favore, che l’Ufficio Stampa della Camera è poco allarmato della cocaina in Parlamento e molto che si possa pensare che usarla siano i deputati. In effetti potrebbe farlo anche un ospite-pusher che accede liberamente all’istituzione senza controlli, un commesso che la serve con particolare gaiezza o magari – perché no – un bimbo di una scolaresca in visita, che alle otto di sera non avevano di meglio da fare”.

Politici e scandalo droga: le prime reazioni all’inchiesta

L’onorevole di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano, ha definito il ritrovamento un fatto di gravità inaudita: “Non solo si potrebbero ravvisare dei comportamenti illeciti da parte del consumatore ma si tratta di una palese violazione di un inderogabile dovere civico e morale dei parlamentari: dare il buon esempio. E comunque, sapere che qualcuno possa legiferare non in piena lucidità fisica e mentale rappresenta un alto fattore di rischio per la qualità legislativa. Quando negli anni scorsi scoppiò una polemica simile mi sottoposi senza indugio all’esame tossicologico, sono disponibile a ripetere la prova e invito tutti i miei colleghi a farlo. È in gioco la dignità dell’Istituzione”.

Pippo Civati ribadisce l’ipocrisia di alcuni colleghi e torna su un tweet lanciato dopo la bocciatura della legalizzazione delle droghe leggere: “630 cocainomani bocciano la cannabis”.

Licenziamento legittimo per chi usa droghe a lavoro