Deutsche Wohnen Enteignen (Espropriare Deutsche Wohnen) e Alleanza per l’Azione contro la Disperazione e la Follia degli Affitti uniscono oggi le loro forze per portare la protesta a Berlino contro i prezzi ormai inaccessibili delle case. Le due organizzazioni invocano il diritto alla casa e il blocco degli affitti su scala nazionale per sei anni.

E il 26 settembre, nella capitale gli elettori saranno chiamati non solo a rinnovare il Bundestag, ma anche ad esprimersi sul referendum che punta all’espropriazione da parte del comune di tutte le case sopra le 3.000 unità appartenenti alla stessa società.

Nel mirino vi è Deutsche Wohnen, una società immobiliare che a Berlino possiede ben 113.000 unità abitative.

Negli ultimi 5 anni, i prezzi degli affitti in città sono cresciuti mediamente del 39%, mentre in un solo decennio i prezzi di acquisto sono passati da una media di 1.700 euro al metro quadrato a una di 5.000 euro. Inutile dirvi che i redditi non abbiano tenuto il passo. E fu così che l’amministrazione comunale di sinistra nel 2019 impose il blocco degli affitti: tariffe “congelate” dal giugno di quell’anno. Ma la Corte Costituzionale ha dichiarato la misura illegittima, in quanto solamente una legge nazionale avrebbe il potere di decidere sul punto.

Blocco degli affitti e rischio tensioni con BCE

Non solo. I giudici hanno sentenziato che i proprietari di case per le quali era stato imposto il blocco degli affitti avrebbero titolo per chiedere gli arretrati agli inquilini. In molti casi, migliaia di euro che questi ultimi si ritroveranno a pagare tutte in una volta. Per ovviare al problema, le organizzazioni contro il caro-affitti chiede il “congelamento” su base nazionale e la costruzione di nuove case con prezzi accessibili da parte dello stato.

Il centro-destra tedesco è contrario al blocco degli affitti, mentre la sinistra ha qualche problema a sostenere un piano di costruzioni di nuove case.

I Verdi, in particolare, ne lamentano l’impatto ambientale. Chiunque vinca alle elezioni di fine mese, quindi, si troverebbe nell’impossibilità di dare attuazione pratica alle richieste di parte non così minoritaria dell’opinione pubblica. C’è il serio rischio che il prossimo cancelliere additi i bassi tassi della BCE quale causa primaria, se non unica, del caro-casa. Del resto, non è un mistero che l’eccesso di liquidità sui mercati stia gonfiando i prezzi degli asset, finanziari e non.

Per sfuggire alla crescente richiesta di intervento su un tema assai delicato, il futuro governo federale potrebbe scaricare le tensioni dell’opinione pubblica verso l’esterno, cioè sull’Eurotower. Crescerebbe la pressione della Bundesbank sulla BCE per ottenere una drastica riduzione degli stimoli monetari e un rialzo dei tassi il prima possibile. A pagarne il conto sarebbero gli stati finanziariamente più fragili dell’Eurozona, a partire dall’Italia. Il nostro Paese non potrebbe sostenere un aumento del costo di emissione del debito da qui a breve. Insomma, vale la pena non snobbare la storia delle proteste a Berlino. E’ più vicina a noi di quanto pensiamo.

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