Poche settimane fa ha fatto scalpore la vicenda della truffa dei diamanti, che ha coinvolto anche alcuni personaggi noti del calibro di Vasco Rossi, rimasti vittime del raggiro. L’indagine, svolta dalla procura di Milano, suppone una truffa e autoriciclaggio, di 700 milioni di euro legata a 5 note banche e 2 società specializzate nella compravendita di diamanti.

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Il ruolo delle banche nell’indagine

I fatti analizzati dalle indagini risalgono al periodo compreso tra il 2012 e il 2016; ad oggi la Procura vuole accertare se, durante l’attività di compravendita dei diamanti, le pietre siano state vendute ad un prezzo superiore a quello del reale valore.

Facciamo un passo indietro per capire come è nata l’indagine. Nel febbraio scorso la Guardia di Finanza ha effettuato il sequestro di 700 milioni di euro a carico delle due società Intermarket Diamond Business di Milano e la Diamond Private Investment di Roma e cinque banche. Le due società avevano avviato un’attività di vendita di diamanti usando come tramite alcune banche come forma di investimento sicuro da speculazioni e oscillazioni di mercato. La Procura, però, è convinta che il prezzo proposto ai cliente fosse superiore rispetto al vero valore delle pietre, dunque si parla di prezzi gonfiati. Le banche avrebbero agito come intermediarie per promuovere gli investimenti per i loro correntisti. Nei fatti le banche interessate avrebbero presentato materiale pubblicitario inerente l’investimento dei diamanti nelle loro filiali ma la realtà, secondo l’indagine della Procura, appare diversa. Pare, infatti, che gli addetti abbiano avuto un ruolo più attivo nella vendita e non solo di promozione tramite materiale pubblicitario, piuttosto avrebbero anche proposto ai clienti i diamanti come forma di investimento alternativo e ricevuto commissioni fino al 20% sulla transazione.

La difficoltà per i risparmiatori

La truffa dei diamanti porta a riflettere in maniera molto profonda su come e dove investire il proprio denaro.

Il punto è che non c’è una vera regolamentazione in materia e anche Banca d’Italia e Consob non sono mai andate oltre alcune raccomandazioni. Secondo Bankitalia alla vendita di diamanti tramite le banche non vengono applicate tutele di trasparenza già previste nel Testo unico bancario nonostante quest’attività possa dare vita a rischi operativi per le stesse banche. Come riporta Soldionline, riprendendo una nota di Banca d’Italia inviata agli istituti bancari, le banche devono sempre fare attenzione alle esigenze dei clienti “assicurando adeguate verifiche sulla congruità dei prezzi e predisporre procedure volte a garantire la massima trasparenza informativa sulle caratteristiche delle operazioni segnalate”.

Anche Consob si era espressa sottolineando che per la vendita dei diamanti non vengono applicate norme relative agli investimenti finanziari ecco perché diventa fondamentale per i risparmiatori fare attenzione a dove si investe il proprio denaro e alle banche il monito di rendere trasparenti condizioni contrattuali e costi. Il risparmiatore, dal canto suo, considerando che la questione è poco coperta da tutele e quindi soggetta a comportamenti interessati e funambolici, dovrebbe sempre diffidare da affari che propongono rendimenti facili e indagare al meglio dove investire il proprio denaro. 

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