Il 52esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese presentato pochi giorni fa è una triste fotografia di un’Italia che stenta a ripartire. La crisi economica ha lasciato pesanti strascichi e ad oggi la ripresa sembra ancora lontana. Gli italiani vengono descritti come arrabbiati, sfiduciati, delusi dalle condizioni economiche e dalla politica. L’Italia è ancora indietro per la  sharing economy e c’è anche sfiducia nella sanità pubblica. 

Italiani arrabbiati

Il rapporto 2018 sulla situazione sociale del Paese sembra portare alla luce una situazione dove a fare da padrona è l’insicurezza e gli italiani si sentono “incapsulati in un Paese pieno di rancore e incerto nel programmare il futuro mentre in realtà ci sono ci sono lente e silenziose trasformazioni, movimenti obliqui che preparano il terreno di un nuovo modello di perseguimento del benessere e della qualità della vita”.

Un quadro che, aldilà del sentore degli italiani, lascia spazio alla speranza.

In questo momento solo un italiano su 5 ha un atteggiamento positivo mentre tutti gli altri sembrano avere un atteggiamento caratterizzato da rabbia e pessimismo. Su 100 italiani ben 30 sono arrabbiati perché le cose non vengono cambiate pur andando male, 28 italiani su 100 si sentono disorientati e 21 su 100 prevedono un futuro sempre peggiore.

Per il 49,5% degli italiani i politici sono tutti uguali, un pensiero comune soprattutto tra persone con reddito basso, titolo di studio basso, giovani tra i 18 e i 34 anni e abitanti del Sud. Un clima di sfiducia che che sfocia in un pessimismo consolidato e che, come sottolinea il Censis: “gli italiani sono diventati nel quotidiano intolleranti fino alla cattiveria, la politica e le sue retoriche rincorrono, riflettono o semplicemente provano a compiacere un sovranismo che si è installato nella testa e nei comportamenti degli italiani”.

Giovani fuori dal mercato

Importante anche il capitolo dedicato ai giovani tra 15 e 34 anni, si tratta di quella fascia d’età che secondo il rapporto del Censis si trova sempre meno presente nel mondo del lavoro e in genere poco attivi.

Tra il 2007 e il 2017 i giovani tra 25 e i 34 anni occupati sono scesi del 27,3%, una percentuale che fa paura e che in cifre si riflette in più di un milione di occupati in meno. Ben 237mila fanno parte della categoria sottoccupazione ossia fanno un lavoro con mansioni inferiori rispetto a quello per cui hanno studiato mentre 650.000 sono obbligati a lavorare part time. Sono scesi anche quelli che lavorano in libera professione, sei punti percentuali in meno rispetto al 2010. Impauriti, in particolare, i giovani del Sud che si spostano verso le Università del Centro e del Nord per studiare e crearsi un futuro.

Ci si sposa meno

Implacabile anche il capitolo dedicato ai matrimoni. Ci si sposa sempre meno e ci si lascia sempre di più. Dal 2006 al 2016 il numero di matrimoni è passato da 245.992 a 203.258. Calano i matrimoni religiosi mentre sono aumentati quelli civili. Tra gli under 35 diminuiscono sempre più i giovani che scelgono di sposarsi. Nella fascia d’età 25-34 anni sono risultati celibi  l’80,6% del totale e nubili il 64,9%. Ormai ci si sposa mediamente a 34,9 anni per gli uomini e i 31,9 per le donne, un fenomeno che si spiega con il ritardo generale delle persone a lasciare la casa familiare, entrare nel mondo del lavoro e di conseguenza crearsi una vita propria

Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese ha mostrato un avanzamento per quanto riguarda  la capacità di spesa delle famiglie italiane; il 31,9% del totale ha dichiarato un aumento della capacità. Interessante anche la parte dedicata al mondo digitale e internet. Si legge infatti che: “il 78,4% degli italiani utilizza internet, il 73,8% gli smartphone con connessioni mobili e il 72,5% i social network. Nel caso dei giovani (14-29 anni) le percentuali salgono rispettivamente al 90,2%, all’86,3% e all’85,1%”.

Gli italiani si sentono sempre più divi e sembra di vivere in una società senza miti. Basti pensare che sono stati spesi 23,7 miliardi di euro per smartphone e servizi telefonici e che secondo il 30,2% la popolarità sui social sia un ingrediente fondamentale per poter essere una celebrità.

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