Carlo Cracco, Antonino Cannavacciuolo, Enrico Bartolini, Massimo Bottura, Claudio Sadler. Sono soltanto alcuni nomi di top chef, insigniti della famosa stella Michelin, ad aver optato negli ultimi tempi per il ristorante low-cost, avvicinandosi sia a livello economico sia umano al cliente. Non sempre il passaggio è avvenuto senza polemiche, l’ultima delle quali ha investito l’ex volto noto di Masterchef Italia, accusato prima per la pizza margherita e adesso per la cotoletta milanese, sempre a causa del prezzo ritenuto eccessivo dagli utenti sui social, che magari non sono mai entrati nel suo bistrot in Galleria a Milano.

La fortuna dei ristoranti low cost

La via maestra è stata aperta da Claudio Sadler, con il suo Chic&Quick, locale che viene definito dal proprietario una trattoria moderna, in via Cardinale Ascanio Sforza a Milano. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato proprio Cracco, che è anche stato quello ad aver ricevuto la maggiore attenzione televisiva e sui social. In negativo, si intende.

Qual è il motivo per cui i top chef stellati stanno rendendo la loro cucina democratica, infischiandosene delle stelle Michelin, tanto onorevoli quanto onerose? Questione di…profitto. Infatti, quasi mai c’è un reale ritorno economico importante per gli chef che aprono il loro lussuoso ristorante. Tra spese per l’affitto e il personale, spesso il guadagno a fine anno è irrisorio di fronte a ricavati comunque importanti.

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Quanto fattura uno chef stellato

Una recente indagine condotta da Jfc, una società che lavora nel settore del turismo, ha ravvisato che in media uno chef stellato riesce a fatturare in un anno qualcosa come 775 mila euro, somma a cui però vanno sottratte le ingenti spese necessarie per mantenere operativo il locale. Da qui, l’esigenza di ridimensionare onori e oneri, senza rinunciare alla qualità, e avvicinandosi maggiormente alle persone comuni, aumentando sensibilmente i coperti a fine giornata e, di conseguenza, i guadagni a fine anno.

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