Record su record. Solamente questa settimana per tre volte l’oro ha segnato nuovi massimi storici con i prezzi internazionali saliti fino a sopra i 2.160 dollari l’oncia. Ci sarebbe tanto da dire (e poco da stare sereni) riguardo a queste performance, ma qui ci vogliamo concentrare su un altro aspetto: la capacità dell’oro di conservare e accrescere il valore di un investimento nel corso del tempo. Sin da quando siamo piccoli, avremmo senz’altro ricevuto in regalo bracciali, collane, anelli, orecchini, spille, ecc.

E chissà quante volte ci siamo sentiti dire che siano oggetti che non perderanno mai il loro valore e per questo sempre ben accetti, magari inizialmente più dalle mamme e dai papà. Con il passare degli anni, tuttavia, la saggezza porta tutti ad apprezzare la gioielleria.

Tensioni internazionali e inflazione anche nel ’73

In questo articolo vi dimostreremo che non si tratta di frasi fatte, che effettivamente il valore dell’oro tende a crescere e trasferisce una ricchezza maggiore di generazione in generazione. Immaginiamo di essere tornati indietro nel tempo di cinquanta anni. Siamo alla fine del 1973. Sono mesi turbolenti. C’è appena stata una guerra tra Israele da una parte ed Egitto e Siria dall’altra. La spunterà incredibilmente lo stato ebraico, grazie al sostegno di Stati Uniti e Occidente.

Valore dell’oro a fine ’73

I paesi arabi non la prendono bene. Quelli riuniti nell’Opec decidono di punire gli occidentali con un embargo petrolifero, che farà quadruplicare le quotazioni del petrolio in brevissimo tempo. Esplode ovunque l’inflazione. In Italia, tanto per farvi capire come sarebbe andata, nacquero così le domeniche a piedi e la circolazione delle auto con le targhe alterne. Fu l’austerity. La cosa più incredibile è che sembra che parliamo dei giorni nostri. In effetti, le somiglianze tra il 1973 e il 2023 ci sono.

In una condizione come quella del ’73, con un po’ di avvedutezza avremmo potuto decidere di mettere al sicuro i nostri risparmi investendoli in oro. Per ipotesi, immaginiamo di avere acquistato lingotti per la cifra di 1 milione di lire. Ai più giovani ricordiamo, infatti, che a quel tempo l’euro non esisteva. Sarebbe arrivato nelle nostre tasche quasi trenta anni più tardi. Ebbene, quanto oro avremmo potuto comprare con quella cifra, che al tempo corrispondeva a 5-6 mensilità per un lavoratore medio?

Investire in oro tra inflazione e lira

Facciamo qualche calcolo. Per prima cosa, andiamo a verificare il valore dell’oro sul mercato alla fine del ’73. Era di quasi 107 dollari per un’oncia. Ma noi avevamo la lira italiana. Avremmo, anzitutto, dovuto convertire il nostro milione in valuta americana. A quale tasso di cambio? Era di quasi 608 lire. Ciò significa che 1 milione di lire equivaleva a circa 1.645 dollari. E con questa somma, avremmo acquistato 15,41 once di oro, qualcosa come 437 grammi. Quasi mezzo chilo!

Immaginiamo di avere tenuto in cassaforte quell’oro e che a distanza di mezzo secolo vorremmo monetizzarlo per distribuirne il ricavato a figli o nipoti o anche solo a noi stessi. Quale sarebbe l’odierno valore di quest’oro? Ebbene, le 15,41 once si acquisterebbero attualmente per quasi 33.300 dollari. Al tasso di cambio di questi giorni, corrispondono a 30.452 euro. Capiamo la confusione nel confrontare euro con lire. Vi ricordate qual è il rapporto tra le due valute? 1.936,37 lire per 1 euro. Dunque, l’oro oggi varrebbe quasi 59 milioni delle vecchie lire.

Investimento a buon fine

Ecco, siamo partiti da una somma di appena 1 milione e ne avremmo oggi poco meno di 59 milioni di lire. Possiamo ritenerci soddisfatti? Prima di rispondere, dovremmo tenere presente il diverso costo della vita rispetto a mezzo secolo fa. In questo lungo arco di tempo, i prezzi al consumo in Italia sono cresciuti di 16,25 volte.

Lo dice l’Istat. In media, l’inflazione annuale è stata del 5,7%. In altre parole, quel milione di lire sarebbe dovuto salire almeno a 16 milioni 250 mila per non perdere valore in termini reali. Ma abbiamo detto che risulta essere salito a quasi 59 milioni di lire grazie all’oro.

La scommessa sarebbe stata più che vinta. In effetti, oggi possederemmo una somma di denaro corrispondente a 3 milioni 630 mila lire reali di fine ’73. O, se vogliamo, a 1.875 euro contro i 516 circa investiti. Il nostro investimento si è moltiplicato per oltre 3,6 volte, al netto dell’inflazione. Il rendimento medio annuale nominale sarebbe stato dell’8,5%. Ecco a cosa serve l’oro, a salvaguardare i risparmi in un’ottica temporale anche lunghissima.

Valore dell’oro in crescita di generazione in generazione

La vera pecca di un investimento simile risiede nel fatto che l’oro non distribuisce interessi, è un asset del tutto infruttifero fintantoché lo teniamo nel cassetto. E questo è certamente un limite. Pensate a quanti di noi sarebbero nelle condizioni di privarsi per mezzo secolo di liquidità. D’altra parte è vero che in casa non esiste forse famiglia italiana che non tenga gioielli, spesso passati in eredità dai nonni ai genitori fino a noi, ecc. A parte possedere un indubbio valore affettivo, la ragione per cui non vengano mai rivenduti è proprio perché rappresentano una garanzia di ricchezza per i momenti di bisogno, che tutti speriamo non arrivino mai. Non a caso l’espressione “vendersi l’oro” è associata a quelle situazioni di estrema difficoltà che colgono alcune famiglie in determinate fasi della loro vita.

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