Centinaia di persone sono scese in strada per esprimere la loro rabbia contro il regime comunista del presidente Miguel Diaz-Canel. Domenica scorsa, rare scene di proteste a Cuba si sono viste nella città di Santiago, seconda più grande dell’isola e che diede i natali a Fidel Castro. Uno degli slogan più intonati è stato “Patria y Vida”, un inno anti-governativo. L’ultima volta che era accaduta qualcosa del genere fu nel luglio del 2021. Anche allora migliaia di manifestanti scesero in strada per protestare contro la crisi dilagante dell’economia a Cuba.

La risposta del governo fu dura: arresti di massa. Stavolta, ci sarebbe andato con la mano meno pesante, ma ha ugualmente convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti per esprimere irritazione. L’Avana accusa Washington di attizzare la popolazione locale, cosa che ovviamente il governo americano smentisce categoricamente.

Proteste a Cuba per inflazione alle stelle

Non è difficile capire cosa stia accadendo. Nel paese scarseggiano persino i viveri, a causa dell’impossibilità di importare beni a sufficienza dall’estero per via delle basse riserve di dollari disponibili. Dall’inizio del mese, il governo ha più che quintuplicato il costo del carburante alla pompa. Un modo sia per tagliare il deficit fiscale alimentato dai sussidi e sia per equilibrare domanda e offerta di energia. Il problema è che la gran parte dei cubani non riesce più a permettersi neppure di comprare generi elementari, a causa degli altissimi prezzi.

Bodegas senza viveri a Cuba

Bodegas senza viveri a Cuba © Licenza Creative Commons

Maxi-svalutazione insufficiente

Il salario medio fissato dallo stato vale intorno ai 10 dollari al mese, stando al tasso di cambio vigente al mercato nero. E qui si apre un altro capitolo spinosissimo. Nel 2021, in piena pandemia, l’allora ministro dell’Economia, Alejandro Gil, varò la riforma monetaria con cui nei fatti svalutò il cambio del 96%.

Questi fu fissato a 24 CUP o pesos cubani contro il dollaro. L’anno scorso, la banca centrale ha varato una seconda maxi-svalutazione, offrendo 120 CUP contro 1 dollaro. Ma al mercato nero ne servono attualmente ben 325. Questo significa che la svalutazione non è bastata e che in prospettiva ne occorre un’altra durissima per evitare che le riserve valutarie si prosciughino e l’economia collassi.

Le proteste a Cuba sono state rivolte nei giorni scorsi proprio alle condizioni di vita insostenibili a cui è costretta da tempo la popolazione. Nelle “bodegas” statali manca di tutto. I prodotti che un tempo si trovavano a prezzi calmierati, adesso possono essere comprati in negozi ordinari gestiti dai privati e la cui apertura è stata consentita dal governo per cercare di alleviare la carenza generalizzata. Ma questi restano vuoti, perché in pochi hanno i soldi per poter fare la spesa ai prezzi di mercato. Nel frattempo, il carburante manca e anche l’energia elettrica va e viene nelle case. I frequenti blackout stanno esasperando i cubani.

Ripresa del turismo a Cuba zoppicante

Ripresa del turismo a Cuba zoppicante © Licenza Creative Commons

Turismo non ripartito del tutto

Come se non bastasse, la ripresa del turismo non c’è stata del tutto dopo la pandemia. Il settore è fondamentale per l’ingresso di valute pesanti come dollari ed euro. Ma i dati più recenti parlano di stagnazione negli arrivi. E le notizie sulla carenza dei prodotti e di energia elettrica non fanno che incidere negativamente sulle prenotazioni degli stranieri. La rabbia monta e il regime ha già trovato un capro espiatorio: quel Gil responsabile del “paquetazo” con cui aveva cercato di risollevare le sorti dell’economia, liberalizzandola. L’uomo è stato deposto da ministro e vice-premier a febbraio e la tv di stato ha reso noto che sia sotto indagine per “gravi errori” commessi durante la sua gestione.

Ex ministro capro espiatorio

Addirittura, era girata voce che insieme alla moglie fosse stato arrestato. Cosa non ha funzionato? Le riforme a Cuba sono state a metà. Da un lato il cambio insostenibile è stato svalutato, ma dall’altro non sono state implementate quelle misure volte a garantire maggiore libertà economica ai cittadini. Il risultato è stato che la produzione interna non è aumentata e le stesse importazioni di prima costano adesso molto di più per effetto della svalutazione. L’inflazione è esplosa e i redditi sono stati falcidiati.

Proteste a Cuba con la fine dei Castro al potere

Proteste a Cuba con la fine dei Castro al potere © Licenza Creative Commons

Proteste a Cuba dopo Castro

C’è un crescente senso di frustrazione che si respira sull’isola anche per i rapporti diplomatici tesi con gli Stati Uniti. L’amministrazione Obama aveva avviato un riavvicinamento con il regime castrista. Donald Trump acuì le sanzioni finanziarie prima di lasciare la Casa Bianca e il successore Joe Biden aveva promesso il passo indietro. Ad oggi, segue la stessa linea del tycoon sul “bloqueo”. Ma le proteste a Cuba svelano probabilmente qualcosa di più. Sono le seconde dalla Revolucion del 1959 ed entrambe sono avvenute sotto Diaz-Canel, il primo capo dello stato in 65 anni a non fare parte della famiglia Castro e che per ragioni anagrafiche non appartiene alla vecchia guardia comunista. Che la popolazione si senta meno ossequiosa verso quello che viene percepito un semplice burocrate di partito?

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