Cristiano Ronaldo non resterà alla Juventus. Il suo addio ufficiale a Torino (per il Manchester City?) è questione di ore e arriverà dopo tre anni dal suo clamoroso arrivo nel giugno 2018. Da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti. A consuntivo, quello che tutti definimmo l’affare del secolo si è rivelato un cattivo investimento. Nessuno nega le prestazioni stellari dell’attaccante portoghese, cinque volte Pallone d’Oro. Ma da un’analisi costi-benefici, si evince come il suo ingaggio non abbia esitato i risultati sperati dal club bianconero.

Andrea Agnelli lo strappò al Real Madrid con l’obiettivo preciso di vincere la Champions League. Paradossalmente, la Juventus negli ultimi tre anni ha fatto molto peggio proprio in Europa e un po’ peggio in Serie A. Arrivata in finale nel 2015 e nel 2017, con Cristiano Ronaldo in rosa ha dovuto accontentarsi prima dei quarti e successivamente degli ottavi. E’ andata indietro, anziché avanti.

Eppure, il fenomeno costò 117 milioni di cartellino, commissioni incluse. E ogni anno, il suo ingaggio di 54 milioni lordi ha pesato pesantemente sui conti bianconeri. In tutto, tre anni di Cristiano Ronaldo sono costati ad Andrea Agnelli 280 milioni. A che pro? Ebbene, i risultati sportivi non sono arrivati, come sappiamo. Addirittura, la scorsa stagione ha interrotto la vittoria incessante di scudetti. Normale che prima o poi dovesse accadere, ma l’investimento così non si è giustificato.

Cristiano Ronaldo, risultati finanziari negativi

Sul piano strettamente finanziario, non si può certo dire che Cristiano Ronaldo sia stato un asset positivo. L’indebitamento finanziario netto della Juventus è cresciuto dai 310 milioni al 30 giugno 2018 fino ai 358 milioni di fine 2020. Non un boom, ma si deve contare l’aumento di capitale da 300 milioni varato dalla società bianconera nell’autunno del 2019. A questo se ne aggiungerà un altro di 400 milioni già votato dal consiglio di amministrazione e che sarà realizzato nei prossimi mesi.

Il tutto per ripianare le forti perdite a bilancio, certamente alimentate dalla pandemia, ma che nel caso della Juventus hanno origine perlopiù proprio dall’affare CR7.

In borsa, la società vale oggi circa 1 miliardo e 60 milioni, cioè sui 450 milioni in più rispetto a prima che si diffondesse la notizia dell’arrivo di Cristiano Ronaldo a Torino. Per quanto appena detto, però, bisognerebbe scorporare i 300 milioni dell’aumento di due anni fa. Insomma, neppure a Piazza Affari, dopo un exploit dei primi mesi, il portoghese ha fatto fare scintille. Del resto, chi vaneggiava che il suo ingaggio sarebbe stato ripagato vendendo magliette e gadget, è rimasto assai deluso. I ricavi commerciali nell’anno successivo all’ingaggio salirono appena di 3 milioni di euro a 173,3 milioni. Il Covid ha penalizzato la crescita proprio di questo comparto, così come dei ricavi da gare.

Nessuno avrebbe potuto immaginare che Cristiano Ronaldo avrebbe giocato per metà del suo tempo alla Juventus a porte chiuse. La pandemia ha inferto un duro colpo a tutti i club, privandoli degli incassi ai botteghini e deprimendo gli stessi diritti TV. Ad ogni modo, l’investimento non può dirsi giustificato alla luce dei risultati sportivi e finanziari. E se davvero CR7 lascerà Torino per una valutazione di 25 milioni, infliggerà alla società una minusvalenza a bilancio per quasi 4 milioni. Restano da ammortizzare, infatti, circa 29 milioni. Ciò non toglie che i tifosi bianconeri con ogni probabilità conserveranno un ricordo indelebile di questa stella del calcio mondiale.

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