Anche Carlo Cottarelli ritiene che il governo sia al capolinea. E lo spiega chiaramente nel corso di una sua intervista a La Stampa di qualche giorno fa, nella quale si è dichiarato a favore delle elezioni anticipate. Motivo? L’esecutivo avrebbe esaurito la sua spinta propulsiva, il mandato stesso che gli era stato affidato all’inizio dello scorso anno e che consisteva nel gestire la campagna vaccinale e trovare un accordo con l’Unione Europea sul Pnrr. Adesso, continua, l’“effetto Draghi” sembra svanire sempre più, come dimostra lo spread tornato a 200 punti base.

Cottarelli fu dirigente del Fondo Monetario Internazionale, a capo del dipartimento per gli Affari fiscali. Nel 2013, fu incaricato dall’allora governo Letta di occuparsi della cosiddetta “spending review”, vale a dire della riduzione degli sprechi. Considerò esaurito il suo mandato qualche anno dopo, in polemica con il successivo governo Renzi per l’irrilevanza assegnata praticamente alle sue proposte.

L’effetto Draghi non si nota più

Nel 2018, il presidente Sergio Mattarella lo chiamò di rientro da Washington per conferirgli l’incarico di formare il nuovo governo. Si trattò di un espediente per costringere Movimento 5 Stelle e Lega ad uscire allo scoperto e presentarsi pronti per un accordo. Da allora, non manca di analizzare i fatti economici presso alcune tra le principali trasmissioni televisive. E da interista sfegatato, ha lanciato pure un progetto di azionariato popolare per la società nerazzurra.

La posizione di Cottarelli è indicativa dell’umore che stanno nutrendo settori crescenti di quella stessa opinione pubblica che salutò con estremo favore l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Appare obiettivo – e questo sostiene l’economista – che da mesi (dopo la rielezione di Mattarella) le riforme non avanzino più in Parlamento. I partiti sono entrati in campagna elettorale e il Movimento 5 Stelle, che detiene la maggioranza relativa dei seggi, potrebbe sfilarsi nei prossimi mesi per recuperare consensi.

Tanto vale, spiega, che si vada ad elezioni anticipate in autunno.

C’è aria di crisi

L’effetto Draghi non si percepisce più. Forse, esiste e semplicemente potrebbe andare peggio. Sta di fatto che lo spread è salito, l’inflazione è alle stelle e il governo non ha una posizione chiara su nulla. Sulla guerra è stato colto impreparato, ma l’errore è comune a tutti i governi europei. Ciò non lo rende meno drammatico per le tasche dei consumatori, tra bollette che rincarano, stipendi fermi e potere d’acquisto che crolla. E’ la prima volta che accade da una generazione a questa parte.

Sulla stessa guerra, la posizione del governo non coincide perfettamente con quella della sua maggioranza. I “pacifisti” di comodo di M5S e Lega sono contrari all’invio delle armi all’Ucraina, gli atlantisti di PD e Forza Italia sono favorevoli, così come Fratelli d’Italia dall’opposizione. La sensazione che il governo non arrivi al 2023 esiste, tanto che si vocifera che Draghi voglia presentare la legge di Stabilità già a luglio per anticipare lo scioglimento delle Camere ad agosto o settembre. Ma anche se il prossimo bilancio non fosse approvato in questa legislatura, sostiene Cottarelli, non accadrebbe nulla di grave: si andrebbe in esercizio provvisorio. I mercati sarebbero d’accordo?

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