Nel mese di gennaio, sui conti bancari italiani risultavano depositati 1.833,8 miliardi di euro. Questo dicono i dati dell’Associazione bancaria italiana nel rapporto mensile pubblicato a febbraio. Rispetto a dicembre, risultano in calo di 25,6 miliardi, ma su base annua sono cresciuti di quasi 89 miliardi. E se facciamo un raffronto con i mesi immediatamente precedenti alla pandemia, la crescita risulta essere stata di 270 miliardi.

Gli italiani investirebbero sempre meno, spaventati per l’altalena dei mercati finanziari. Decidono così di lasciare gran parte, se non spesso tutti, i propri risparmi sui conti bancari.

Una scelta che potrebbe rivelarsi esiziali nei prossimi mesi. Giovedì scorso, la BCE ha abbassato di mezzo punto percentuale le previsioni sul PIL nell’Eurozona a +3,7%. Ma in uno scenario “avverso”, la crescita economica scenderebbe al 2,5% e in uno “severo” al 2,3%. Viceversa, ha alzato di molto le previsioni sull’inflazione di quest’anno, vista salire adesso al 5,1%. In uno scenario avverso, s’impennerebbe al 5,9% e in uno severo al 7,1%.

Conti bancari e alternative sui mercati finanziari

Bisogna ammettere che le previsioni della BCE si siano rivelate storicamente molto poco accurate, specialmente con riferimento all’inflazione. Pertanto, bisogna prenderle molto con le pinze. D’altra parte, delineano un trend abbastanza chiaro: i prezzi stanno andando fuori controllo, sebbene Francoforte rassicuri sul fatto che nel lungo periodo torneranno ad ancorarsi al target del 2%. Cosa accadrebbe ai nostri conti bancari, nel caso in cui l’inflazione italiana salisse ai livelli medi dell’Eurozona attesi dall’istituto centrale? La perdita del potere d’acquisto dei depositi ammonterebbe a oltre 130 miliardi. Per contro, le banche italiane stanno remunerando mediamente i nostri risparmi allo 0,30%. In valore assoluto, farebbero non più di 5,5 miliardi, anche se la stragrande maggioranza dei risparmi risulta depositata sui conti correnti, i quali offrono tassi azzerati.

In altre parole, la perdita secca accusata dai risparmiatori italiani ammonterebbe sui 125 miliardi all’anno.

Se l’inflazione salisse a livelli ancora più elevati, il conto si presenterebbe ancora più salato. I conti bancari non sono lo strumento adatto per parcheggiare liquidità con prezzi al consumo in aumento. Il problema sono le scarse alternative presenti sul mercato. I rendimenti sono bassissimi per i titoli obbligazionari, l’asset class più sicura. Chi cercasse un rendimento anche solo vicino all’inflazione, dovrebbe acquistare bond in valuta straniera, perlopiù sui mercati emergenti, oppure andare a rovistare tra i titoli “spazzatura” domestici, di per sé rischiosissimi. I conti bancari sono un’operazione a perdere, ma gli italiani stanno trovando difficoltà a trovare qualcosa che li invogli a fare diversamente.

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