Il 2022 potrebbe essere l’anno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Mosca darebbe esito definitivo a una minaccia iniziata nel 2014, quando occupò la Crimea e la annesse. Le tensioni con gli USA sono altissime da mesi e il dialogo tra il presidente Joe Biden e il collega russo Vladimir Putin non decolla. Cosa accadrebbe sui mercati finanziari se un evento di questa portata si verificasse?

Attenendoci alle parole di Biden, se ci sarà l’invasione dell’Ucraina, la Russia subirà “sanzioni mai viste prima”.

In questi mesi, la reazione del Cremlino si è fatta sentire: forniture di gas all’Europa in calo del 25% e prezzi schizzati alle stelle in pieno inverno. E dovremmo aspettarci proprio ulteriori conseguenze su gas e petrolio. Verosimilmente, la Germania chiuderebbe una volta per tutte al gasdotto Nord Stream 2 e con buona parte delle forniture russe passanti per l’Ucraina sospese, le quotazioni esploderebbero a livelli allarmanti per la tenuta energetica del Vecchio Continente.

La Russia incide per il 50% dei consumi di gas nell’Europa continentale e le due principali alternative sono Norvegia e Algeria, la cui capacità di rimpiazzare l’offerta di Mosca appare molto limitata. Le tensioni avrebbero, poi, l’effetto di rinvigorire i “safe asset”. Beneficiari sarebbero, anzitutto, l’oro, il dollaro, il franco svizzero e i titoli di stato americani. Il cambio euro-dollaro, anziché tendere verso 1,20, ripiegherebbe verso 1,10 o anche meno, tornando ai minimi dal 2017. E l’euro tenderebbe alla parità anche con la valuta elvetica. La Banca Nazionale Svizzera con ogni probabilità reagirebbe vendendo valute straniere sul mercato forex, ma fino a un certo punto ciò frenerebbe l’apprezzamento del cambio.

Vincitori e vinti in borsa con l’invasione dell’Ucraina

Ad avere la peggio sarebbero gli asset russi. La borsa di Mosca verrebbe giù per il mancato afflusso dei capitali stranieri e quasi certamente le sanzioni avrebbero natura essenzialmente finanziaria, colpendo la capacità del governo di rifinanziarsi sui mercati.

Il costo d’indebitamento s’impennerebbe, trascinando al ribasso i titoli di stato. Un brutto film per il rublo, che non a caso da fine ottobre a oggi ha perso circa il 9% del suo valore contro il dollaro.

E, poi, ci sono i mercati azionari. In genere, quando si verifica un evento geopolitico avverso, la prima reazione degli investitori è vendere. Tuttavia, la storia ci insegna che ciò non sia una decisione saggia. Per quanto cinico possa apparire, le guerre sono pur sempre occasioni di business per certi comparti. Non solo la difesa in senso stretto, ma si pensi anche al tech o ai media, con la domanda di informazione che crescerebbe nel mondo. Non tutti ci guadagnerebbero, però. Nel caso di sanzioni commerciali reciproche tra Occidente e Russia, ad essere colpite sarebbero i prodotti e servizi finiti nel mirino. Ad esempio, la Russia importa principalmente auto, farmaci, aerei, elicotteri e apparecchiature di trasmissione.

Dopo i drammatici fatti in Kazakistan di inizio anno, probabile che Putin valuti con maggiore attenzione le conseguenze di un’invasione dell’Ucraina. D’altra parte, il momento migliore per attaccare sarebbe proprio l’inverno, quando l’Europa ha massimamente bisogno del suo gas e ridurrebbe le proteste contro Mosca per non rimanere al freddo. In teoria, o un attacco sarebbe questione di giorni o sarebbe rimandato alla fine di quest’anno. Per le banche centrali, uno scenario horror: non potrebbero alzare i tassi d’interesse nel bel mezzo di un evento bellico, ma neppure assistere passivamente all’impennata ulteriore dell’inflazione con il rialzo dei prezzi delle materie prime.

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