Il Portogallo va ad elezioni anticipate il prossimo 10 marzo. Il presidente Marcelo Rebelo de Sousa lo ha comunicato giovedì scorso alla nazione, dichiarando che scioglierà il Parlamento dopo che avrà approvato il nuovo bilancio il prossimo 29 novembre. Il premier Antonio Costa si è dimesso in settimana dopo che il capo del suo staff è stato arrestato per corruzione ed egli stesso è finito sotto indagine della procura. Il sospetto è che sia intervenuto per agevolare lo sfruttamento di due miniere di litio e idrogeno verde nel nord del paese.

Dalla crisi alla rinascita del Portogallo

Costa è al governo del Portogallo dalla fine del 2015, cioè da ben otto anni. Leader del Partito Socialista, è diventato da tempo un faro per la sinistra europea. Non solo è uno dei pochi progressisti alla guida di un esecutivo in Europa, ma può anche vantare ottimi risultati sul piano economico. Il paese era fallito nel 2011, quando un altro premier socialista, José Socrates, dovette chiedere un salvataggio internazionale alla Troika (UE, BCE e FMI). Dopo un quadriennio di riforme e politiche di austerità sotto il conservatore Pedro Passos-Coelho, l’economia inizia a riprendersi e a raccoglierne i frutti sarà proprio Costa. Egli si dimostra abile non solo nel costruire maggioranze parlamentari a sinistra considerate improbabili, ma anche a mantenere attive le misure che avevano garantito il ritorno alla crescita e gradite dai mercati.

Contrariamente alla Grecia, il Portogallo si rivela quasi sin da subito un caso positivo di gestione della crisi del debito. Il PIL aumenta a ritmi ben superiori alla media dell’Eurozona, il rapporto tra debito e PIL si riduce di anno in anno, lo stato arriva a chiudere il bilancio in attivo e sul piano politico regna una calma assoluta. Nessuno inveisce contro Bruxelles, non c’è alcuna spinta anti-euro, né a mettere in seria discussione l’austerità necessaria per il risanamento fiscale.

Stabilità politica invidiabile

E’ vero che terza forza politica in Parlamento è attualmente Chega con 77 seggi, una formazione della destra conservatrice su posizioni non certo europeiste. Ed è anche vero che essa potrebbe risultare determinante a marzo, nel caso in cui il centro-destra non riuscisse a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. Tuttavia, almeno finora non c’è stata quell’irrequietezza che negli anni passati abbiamo visto a Madrid o a Roma, per non parlare ad Atene. E i mercati gradiscono. Lo spread è a soli 70 punti base contro i circa 190 dell’Italia. Indebitarsi a dieci anni costa meno del 3,40% contro più del 4,50% che in Italia.

I risultati del Portogallo non sono passati inosservati a Bruxelles, dove l’ex ministro delle Finanze, Mario Centeno, fu ricompensato nel 2018 con la nomina a presidente dell’Eurogruppo. E’ attualmente governatore della banca centrale lusitana. E dire che al suo arrivo al governo aveva impaurito gli investitori per le sue passate posizioni marxiste. Di Lisbona, invece, da anni si parla solo bene. Forse, troppo. Perché è certamente vero che abbia compiuto notevoli passi in avanti, mettendosi velocemente alle spalle la crisi del 2011. Ma resta il fatto che sia tra le economie meno sviluppate dell’Europa occidentale, con un PIL pro-capite di 23.500 euro contro i 33.000 dell’Italia.

Rabbia per il carovita

Ci sono state alcune misure che hanno favorito la crescita nell’ultimo decennio e che si stanno rivelando un boomerang per il governo in carica. Una riguarda la “flat tax” del 25% a favore dei residenti stranieri. Un’altra è l’imposta forfetaria del 10% per i pensionati stranieri per dieci anni, mentre fino al 2020 l’esenzione era totale. Il Portogallo ha così attirato decine di migliaia di europei benestanti, vivacizzando alcune aree turistiche e il mercato immobiliare. Solo che i prezzi delle case sono in molti casi esplosi e così anche gli affitti.

Gli stipendi non hanno tenuto il passo e la popolazione inizia da tempo a lamentarsi per il carovita. Il nuovo bilancio porrà fine ad entrambe le misure dall’anno prossimo.

La stabilità politica, poi, non è venuta meno con la crisi di governo in corso. Nel novembre di due anni fa, lo stesso Costa dovette dimettersi dopo che il suo bilancio non era stato approvato dal Parlamento. Le elezioni anticipate di inizio 2022 avevano, però, premiato il suo Partito Socialista, che otteneva la maggioranza assoluta dei seggi e poteva così governare senza ingombranti alleati di sinistra. Dunque, quelle di marzo saranno le seconde elezioni in due anni. C’è il rischio che l’innamoramento dei mercati per il Portogallo venga meno nei prossimi mesi. In primis, perché l’economia rischia di entrare in recessione, essendosi già contratta dello 0,2% nel terzo trimestre. E il cambio di governo rischia di rallentare l’erogazione dei fondi europei con il Pnrr sui quali Lisbona registra già forti ritardi.

Grecia scavalca il Portogallo?

Infine, la Grecia sta risorgendo dalle ceneri come un’Araba Fenice. Il secondo mandato ottenuto dal premier conservatore Kyriakos Mitsotakis ha messo le ali ai bond sovrani, i cui rendimenti sono crollati fino a 70 punti in meno dei BTp decennali. Gli investitori sono tornati a guardare con ottimismo ad Atene, anche in virtù della situazione politica molto favorevole. Proprio quella che sta deteriorandosi in Portogallo dopo un lungo decennio di invidiata eccezione positiva.

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