Da settimane le prime pagine di tutti i giornali sono alle prese con il caso Chiara Ferragni, l’influencer caduta mediaticamente in disgrazia sulle iniziative di beneficenza rivelatesi non esattamente cristalline. Dopo la sanzione di oltre 1 milione di euro comminatale dall’Autorità Garante per le Comunicazioni (AgCom) sul Pandoro Balocco, la batosta giudiziaria. L’imprenditrice digitale è stata iscritta nel registro degli indagati da più procure italiane per “truffa aggravata” sull’esposto presentato da Codacons. E non soltanto per il panettone.

A Milano i giudici indagano anche sulle attività benefiche legate alla vendita della bambola Trudi e sulle uova di Pasqua di Dolci Preziosi.

Il modus operandi sarebbe stato per i giudici lo stesso truffaldino tenuto per il Balocco: indurre il consumatore a credere che, acquistando il prodotto, avrebbe partecipato ad un’iniziativa di beneficenza. Invece, gli importi donati prescindevano dalle vendite e, come accertato già dall’authority per il “pandoro-gate”, persino già versati ben prima che l’iniziativa commerciale fosse lanciata.

Chiara Ferragni plaude al governo Meloni

La beneficenza smuove in Italia almeno 7 miliardi di euro soltanto di donazioni individuali, ma la somma complessiva legata al cosiddetto “terzo settore” ammonterebbe a 80 miliardi. Il caso Ferragni ha scosso gli operatori del settore, perché temono che gli italiani saranno più restii a donare e le stesse aziende temeranno di finire indagate a causa della scarsa trasparenza. Proprio per evitare che ciò accada, ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge per colmare un vuoto legislativo, o meglio, per offrire punti di riferimento certi a chi opera in questo campo.

E’ stato già ribattezzato Ddl Ferragni, anche se l’influencer avrà senz’altro di cosa imbarazzarsi per la presenza del suo nome in questa iniziativa legislativa. Ieri, ha reagito immediatamente al varo, lodando il governo per avere prontamente risposto a una richiesta del settore per aumentare la trasparenza ed evitare un contraccolpo negativo alla beneficenza.

Ha spiegato di essere contenta che il suo “errore” abbia contribuito a far approvare una simile disciplina. Quasi un segnale di fumo all’indirizzo della premier Giorgia Meloni, che in un paio di occasioni è parsa dura verso l’imprenditrice digitale.

Norme più trasparenti sulla beneficenza

Cosa prevede il testo? “L’obbligo di riportare sulle confezioni, anche tramite adesivi, alcune informazioni specifiche tra cui l’importo complessivo destinato alla beneficenza, ovvero il valore percentuale sul prezzo di ogni singolo prodotto”. Cosa significa? Il consumatore deve essere in grado di capire se, acquistando un prodotto, a favore di un’iniziativa benefica andrà un importo fisso, legato o meno alla vendita, oppure una percentuale del prezzo pagato.

Allo stesso tempo, le società partner devono comunicare all’AgCom i tempi entro cui s’impegnano ad effettuare il versamento. Per chi sgarra, la sanzione sarà non inferiore a 5.000 euro e fino a 50.000 euro. Il 50% di tale ricavato andrà a finanziare iniziative di solidarietà inserite in un’apposita lista che il governo redigerà prossimamente. Esclusi dalla nuova disciplina gli enti non commerciali e quelli religiosi.

Stretta sugli influencer

La stessa attività dell’influencer è stata regolamentata dalle nuove linee guida dell’AgCom nei giorni scorsi con obblighi maggiori a quelli già previsti per coloro che hanno un seguito di almeno 1 milione di follower, sommando tutte le piattaforme online, e purché abbiano pubblicato nell’anno precedente almeno 24 post a pagamento. Una stretta che risponde alla domanda di tutela di buona parte dell’opinione pubblica dinnanzi ad iniziative commerciali spacciate per beneficenza e alla dilagante pubblicità subliminale sui social media. Resta l’amaro in bocca per la necessità di ricorrere a leggi più stringenti per le responsabilità di grandi illustri che hanno gettato discredito su un intero mercato.

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