Il 2021 è stato per certi versi un anno fortunato per il governo “dei migliori”, com’è stato pomposamente e acriticamente ribattezzato dalla stampa quello guidato dal premier Mario Draghi. Questi si è trovato a Palazzo Chigi proprio in una fase particolarmente positiva per l’economia italiana, che usciva appena da un anno estremamente negativo. Il 2020 era stato caratterizzato dalle chiusure per la pandemia, il PIL era crollato del 9% e non c’era ancora un vaccino a disposizione contro il Covid. Nel 2021, tutto ha girato per il meglio.

Il PIL è balzato del 6,6%, ben oltre il +4,5% inizialmente previsto. Il successo della campagna vaccinale ha allentato progressivamente le restrizioni e così eravamo entrati nel 2022 con un certo ottimismo.

Economia italiana tornata in panne

Il governo dei migliori stimò con la Nota di aggiornamento al DEF di settembre una crescita del 4,7%. In realtà, già negli ultimissimi mesi dello scorso anno si percepiva un certo rallentamento dell’economia italiana. Tra colli di bottiglia e rincari delle materie prime, produzione e consumi iniziavano a segnalare qualche problema. Poi, la guerra.

Fatto sta che venerdì scorso, l’ISTAT certificava il calo congiunturale del PIL italiano nel primo trimestre: -0,2%. La crescita dell’economia italiana su base annua restava positiva: +5,8%. La crescita acquisita per l’intero 2022 scende al 2,2%. Con il DEF di aprile, le stime sono state abbassate a +3,1%. Nel frattempo, lo spread BTp-Bund è salito a 180 punti base, ai massimi dal 2020. E l’inflazione in aprile è stata del 6,2%, in discesa dal 6,5% di marzo, ma sulla discesa ha influito il taglio delle accise, che è solo temporaneo. L’inflazione di fondo, infatti, ha accelerato da 1,9% a 2,5%.

E lo spread sale ai livelli di guardia

Colpa del governo dei migliori? No, così come non ebbe meriti circa il boom del PIL nel 2021, che altro non fu che un rimbalzo tecnico dopo il crollo del 2020.

Certo, c’è stata la guerra ad avere rovinato i piani. C’è da dire, però, che contrariamente alle attese il PIL tedesco nel primo trimestre è salito dello 0,2% dopo essere sceso dello 0,3% nel trimestre precedente. La Germania ha così schivato la recessione, il cui spettro avanza, invece, in Italia.

Ma quale sarebbe la qualità del governo dei migliori, se alla prima difficoltà non ha saputo risparmiarci la contrazione dell’economia italiana? E non pare che sui mercati finanziari la sua azione stia rallegrando granché. I rendimenti sovrani italiani erano e restano i secondi più alti dell’intera Eurozona dopo la Grecia. Il debito pubblico sta tornando a costare a livelli decisamente onerosi. Il decennale viaggia ormai al 2,7%.

Il governo dei migliori avrebbe almeno potuto ottenere dall’Europa più di un governo di persone normali. Invece, sugli eurobond “di guerra” non esiste accordo e, soprattutto, l’unico paese ad essersi speso in tal senso è stata la Francia. Neppure un potenziamento del Pnrr è nei radar della Commissione, sebbene dai banchi dell’esecutivo ammettano un po’ tutti ormai che con l’inflazione così alta sia stato parzialmente superato. Un grosso buco nell’acqua di un ex banchiere che non riesce a calarsi nei panni del capo di governo.

Flop del governo dei migliori

Nel frattempo, gli stipendi non crescono affatto. L’ISTAT segnala un aumento delle retribuzioni contrattuali di appena lo 0,8%. E questo sintetizza lo stato del mercato del lavoro, oltre che dell’intera economia italiana. In pratica, le aziende sono malmesse e non possono sostenere aumenti degli stipendi. Il potere d’acquisto sta crollando al ritmo del 5-6%, un fatto che si tradurrà inevitabilmente o nella contrazione o dei consumi o dei risparmi.

L’unica riforma che il governo dei migliori è riuscita a partorire in quindici mesi di attività riguarda il catasto. Una colossale presa in giro da parte di chi pretende di farci credere che la tassazione sugli immobili resterà invariata.

Insomma, Draghi ha rischiato di cadere per una legge con finalità soltanto statistiche. Beato chi gli crede! E’ vero, c’è stato il taglio delle tasse di 8 miliardi di euro. Non è stato per niente poco. Peccato che sia stato attuato in deficit. E ad abbassare le aliquote IRPEF facendo debiti saremmo bravi tutti.

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