I dati ISTAT di ieri sull’import-export nel mese di febbraio si confermano incoraggianti per l’economia italiana. Il saldo della bilancia commerciale è tornato positivo per 2,1 miliardi di euro, in netto miglioramento rispetto al disavanzo di 1,5 miliardi nello stesso mese dello scorso anno. A gennaio, era stato negativo per la prima volta dopo tre mesi e per un valore di 4,2 miliardi, pur in miglioramento dai -6,5 miliardi di un anno prima. E così, nei primi due mesi di quest’anno il commercio con l’estero ha esitato un saldo complessivo di -2,1 miliardi, in forte rialzo dai -8 miliardi del primo bimestre del 2022.

Il miglioramento tendenziale è stato di 5,9 miliardi, qualcosa come lo 0,3% del PIL.

Il 2022 aveva visto la nostra bilancia commerciale andare in rosso dopo parecchi anni per 31 miliardi di euro, quando nel 2021 c’era stato un avanzo di oltre 40 miliardi. In altre parole, la variazione rispetto al PIL era stata negativa per circa il 3,7% del PIL. E’ accaduto quello che sappiamo: le importazioni di prodotti energetici come petrolio e gas erano diventate molto più costose, superando il valore delle esportazioni, che pure era cresciuto del 20%. In effetti, limitandoci al solo commercio estero di energia, il deficit dell’Italia era salito da 48,4 a 111,3 miliardi, cioè di ben 63 miliardi. Nel frattempo, poi, era diminuito l’avanzo registrato per i prodotti non energetici di 8,3 miliardi a 80,3 miliardi.

Quest’ultimo dato è stato il più preoccupante per un’economia esportatrice come la nostra. Tutto sommato, il devastante impatto del caro energia era prevedibile. Ma ciò che il Made in Italy non può permettersi è di perdere fatturato all’estero. I primi segnali di quest’anno vanno tutti in direzione positiva. A fronte di un saldo commerciale di quasi 6 miliardi più alto, il principale contributo non è arrivato dal comparto energetico. Anzi, questo è stato marginale. Il deficit energetico è passato da -14,5 a -13,6 miliardi, scendendo di 900 milioni di euro.

Nello stesso tempo, l’avanzo per i prodotti non energetici è salito da 6,5 a 11,5 miliardi, cioè di 5 miliardi.

Commercio estero sostiene economia italiana, PIL 2023 +1%

Questo significa che il contributo del commercio estero al PIL sta tornando positivo già non per effetto del calo dei prezzi energetici, se non marginalmente. Infatti, nei primi due mesi del 2022 il prezzo di gas e petrolio erano ancora contenuti. Esplosero a seguito dell’invasione russa in Ucraina, avvenuta verso la fine di febbraio. Dunque, i benefici della discesa dei prezzi energetici li toccheremo con mano più visibilmente nei mesi seguenti. A quel punto, il commercio estero esiterebbe saldi positivi crescenti, a meno che l’interscambio relativo ai prodotti non energetici non dia risultati meno favorevoli.

Ed è questo trend che sta contribuendo a migliorare le prospettive per l’economia italiana. Il governo Meloni ha previsto nel Documento di economia e finanze (DEF) un aumento del PIL dello 0,9% tendenziale e dell’1% programmato. A novembre, aveva previsto una crescita dello 0,3% a legislazione vigente. L’abbassamento dell’inflazione, poi, dovrebbe sostenere i consumi interni, sebbene l’aumento dei tassi d’interesse per combatterla rischi di colpirli per il tramite di un calo di prestiti e mutui erogati ad imprese e famiglie.

Il commercio estero ha iniziato a riprendersi, esitando saldi positivi, dal mese di novembre. Ha fatto eccezione, come detto, il mese di gennaio di quest’anno. Il dato di febbraio è risultato essere il migliore da 15 mesi. Un cauto ottimismo sembra diffondersi a proposito dell’economia italiana. Il PIL nell’intero 2023 potrebbe crescere anche più delle stime ufficiali.

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