In queste settimane di emergenza coronavirus la maggior parte delle persone si chiedono quando finirà tutto questo e soprattutto quando tutto tornerà alla normalità. Secondo un’analisi di Gordon Lichfield, direttore di MIT Technology Review, in realtà molte cose non torneranno più come una volta. 

Come cambierà o potrebbe cambiare la vita di tutti

Come scrive il Corriere, in un recente articolo, che riporta l’analisi di Lichfield, parlare di normalità tra qualche settimana o mese non è corretto. Il coronavirus, anche a lungo termine, cambierà in maniera radicale il modo in cui si esce per socializzare, fare shopping, andare a lavoro, fare sport e tutte quelle attività che oggi invece sono limitate.

Il modello cinese, che in sei settimane circa è riuscito a limitare i contagi da coronavirus dopo un isolamento totale, non è detto che possa essere risolutivo visto che, fino a quando non si troverà un vaccino e fino a quando ci sarà qualcuno contagiato dal virus, l’unico modo per evitare il collasso degli ospedali sarà quello di adottare il sistema del distanziamento sociale. E’ per questo che sembra difficile un ritorno alla normalità in tempi brevi. Le prime conseguenze si avranno per tutte quelle che imprese che contano sui ritrovi delle persone come locali, bar, ristoranti, musei, eventi, cinema, teatri, fiere, palestre, crociere, scuole e via dicendo. Tutto ciò sarà l’impulso per una Shut-in economy, l’economia on demand, ossia transazioni online sempre più frequenti, nello stesso tempo si torneranno ad apprezzare mezzi di trasporto alternativi come la bicicletta, ci sarà un boom delle filiere locali e sempre più acquisti online. 

Non è difficile immaginare un modo in cui i cinema potranno ospitare meno persone per rispettare le distanze di sicurezza, le palestre chiederanno di prenotare allenamenti per evitare la folla, le compagnie aeree faranno uso di servizi per tracciare chi è stato vicino a infetti con scanner della temperatura posizionati anche nei luoghi di lavoro mentre per entrare nei locali potrebbero venire richiesti dei documenti o una prova d’immunità ai virus.

  

Accelerazione dello smart working

Meno pessimista il punto di vista di Yuval Noah Harari, storico israeliano, che sul Financial Times ha analizzato gli effetti a lungo termine di questa pandemia. Secondo Harari molti provvedimenti di emergenza come lo smart working o l’e-learning potrebbero subire una grande accelerata anche dopo la fine dell’emergenza ma, d’altro canto, i governi potrebbero obbligare le persone a portare un bracciale per vedere se abbiamo la febbre o se la pressione è buona oppure no. Una sorta di grande fratello sanitario che come tutte le cose avrà lati negativi e positivi.

Leggi anche: Fuga dal Coronavirus: arriva il rifugio anti Apocalisse da 150 milioni di sterline

[email protected]