Troppo zucchero fa male. Ne sanno qualcosa gli americani, che ne consumerebbero una media di 22 cucchiaini al giorno, circa il doppio dei 12 consigliati dai nutrizionisti, i quali spiegano che dovrebbe incidere per non più del 10% delle 2.000 calorie di una dieta ordinaria. D’altra parte, il palato dei consumatori di tutto il mondo si è abituato al gusto dolciastro di cibi e bevande e tagliare il contenuto di zucchero è diventata un’operazione abbastanza complicata e con più di qualche rischio per i colossi alimentari.

Eppure, con svariati governi a tassare bevande gassate o cibi ad alto contenuto di zuccheri, l’industria sta ricorrendo ai ripari. Obiettivo: rendere i prodotti più salutari, ma senza incidere sul gusto.

E’ così che la catena di supermercati olandese Albert Heijn ha condotto “blind test” sui suoi clienti più giovani, quelli di età compresa tra 6 e 12 anni, ai quali dopo essere stati bendati è stato chiesto un giudizio su due tipi di yogurt: quello già in commercio e una sua alternativa con minore contenuto di zucchero. Risultato? La maggioranza delle giovani “cavie” ha preferito la nuova proposta, pur ignorando che si trattasse di una soluzione meno dolce. (Leggi anche: Zucchero fa male alla pressione alta)

Corsa dei colossi alimentari a ridurre contenuto di zucchero

E’ proprio quello a cui ambiva la catena, ovvero a formulare una proposta più salutare, senza che il cliente fosse indotto a cambiare prodotto in base al pregiudizio per cui meno zucchero equivale a minore gusto. Una volta tanto, quindi, servirebbe tenere il cliente all’oscuro della scelta salutista.

Quello di Albert Heijn non è l’unico tentativo di commercializzare prodotti con meno zucchero. La Nestlè, il gigante elvetico dell’industria alimentare, punta sulle tecnologia per alterare la struttura molecolare dello zucchero, in modo che ne serva di meno per addolcire cibi e bevande. Coca Cola e Pepsi Cola stanno riducendo le quantità su almeno una dozzina dei loro prodotti.

In particolare, è negli USA che i colossi alimentari vengono messi alle strette negli ultimi anni, con diversi stati a imporre tasse sui prodotti considerati più a rischio per la salute o veri e propri divieti di consumo nelle scuole e uffici pubblici, specie a tutela dei minori. Non è un mistero che l’obesità sia un fenomeno molto diffuso tra bambini e teenagers americani. (Leggi anche: Zucchero aumenta rischio tumore al seno)

Preferenze consumatori cambiano, industria alimentare si adegua

Qualche settimana fa, la Pepsi ha siglato un accordo con l’organizzazione no-profit Partnership for a Healthier America (PHA), con l’obiettivo di ridurre il contenuto di zucchero e non solo sulla stragrande maggioranza dei propri prodotti entro il 2025. Nel dettaglio, almeno i due terzi delle sue bevande da 340 grammi dovrebbero fornire non più di 100 calorie dai zuccheri aggiunti; almeno i tre quarti non dovrebbero eccedere gli 1,1 grammi di grassi saturi per 100 calorie; almeno i tre quarti dei propri cibi non dovrebbe eccedere gli 1,3 grammi di sodio per caloria.

I colossi alimentari, in verità, stanno reagendo anche a un mutamento delle preferenze dei consumatori. Si stima, ad esempio, che quelli americani abbiano acquistato nel 2016 meno snack dolci e molto di più salati rispetto a 5 anni prima, segno che i gusti starebbero cambiando. E la Mars si è subito adeguata, lanciando confezioni da due snack da non più di 100 calorie ciascuno, annunciando allo stesso tempo che metà dei suoi prodotti conterrà non più di 200 calorie entro i prossimi 5 anni. (Leggi anche: Cosa mangeremo tra vent’anni?)

Crollano i prezzi dello zucchero

Sarà anche per questo, che i prezzi internazionali dello zucchero risultano crollati del 20% rispetto all’inizio dell’anno e di un terzo dal settembre scorso, pur restando di oltre il 50% più alti rispetto a due anni fa.

La domanda dovrebbe crescere quest’anno al ritmo più basso dallo scoppio della crisi finanziaria e sotto la media decennale del 2%. Negli USA, si registra il primo calo trimestrale degli ultimi 25 anni.

D’altra parte, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha trovato che un aumento del 20% dei prezzi delle bevande gassate provocherebbe un crollo proporzionale della domanda. Pertanto, se le quotazioni dello zucchero in calo trascinassero giù anche i prezzi di cibi e bevande dolci, questi prodotti potrebbero tornare più appetibili per i consumatori meno salutisti. In realtà, l’industria dello zucchero, che vale nel mondo 150 miliardi di dollari, sembra quasi rassegnata al peggio, ovvero a un calo inesorabile della domanda, man mano che avanza la consapevolezza tra i consumatori degli effetti negativi per la loro salute di un eccesso consumo di bevande frizzanti e cibi dolciastri.