Scuse porte in lacrime, un milioncino annunciato per riparare all’errore commesso e tapiro accettato. Chiara Ferragni ha nel giro di pochissime ore cercato di chiudere un caso mediatico, che stava diventando fin troppo imbarazzante e allarmante per la sua immagine. Se ci è riuscita, lo sapremo solo nelle prossime settimane. Di certo, il “pandoro-gate” e la beneficenza rivelatasi “fake” sono diventati il tema pre-natalizio. Scommettiamo che affiancherà le discussioni su calcio e politica ai pranzi del 25 dicembre.

Pandoro-gate in pillole

Riepiloghiamo molto brevemente cos’è successo.

Un anno fa, Chiara Ferragni strinse un accordo con Balocco per sponsorizzare un’iniziativa benefica: l’acquisto di un macchinario per i bambini ricoverati all’ospedale Regina Margherita e malati di osteosarcoma e sarcoma di Ewing. Il prezzo del pandoro per l’occasione salì da 3,68 a 9,37 euro. I consumatori pensarono che quel sovrapprezzo fosse necessario per fare beneficenza. Invece, Balocco aveva già mesi prima effettuato una donazione di 50 mila euro. E, dunque, perché pagare di più? Quella maggiorazione andò nelle tasche delle due società dell’influencer, che si portò a casa un milioncino di euro.

Pubblicità ingannevole, arriva la multa

Pochi giorni fa, l’Antitrust comunica una sanzione a carico di Chiara Ferragni per 1 milione di euro e di Balocco per 400 mila euro. Entrambi sono accusati di “pubblicità ingannevole”. Scoppia il putiferio. L’imprenditrice annuncia ricorso al Tar. I social esplodono. Il profilo Instagram di Chiara Ferragni non viene aggiornato per giorni e gli insulti e gli sfottò contro di lei si sprecano. L’immagine casca a pezzi e così la donna cerca di correre ai ripari. In un video pubblicato nel pomeriggio di lunedì, porge le sue scuse, parla di “errore di comunicazione” e annuncia la donazione di 1 milione di euro all’ospedale Regina Margherita.

Tutto bene quel che finisce bene? Insomma. Chiara Ferragni ha sì ammesso l’errore, ma ribadisce il ricorso contro la decisione dell’Antitrust.

Questo affievolisce non di poco il gesto della beneficenza annunciata. Se ti ritieni responsabile, pur in buona fede, di pubblicità ingannevole, per prima cosa dovresti rinunciare al ricorso. Evidentemente, c’è una Chiara Ferragni pubblica in cerca di consenso dopo l’inciampo sul “pandoro-gate”, e un’altra imprenditrice che punta ad un’assoluzione giuridica da ostentare magari in un prossimo futuro per replicare ai suoi “haters” e grazie alla quale risparmiare il milione di euro della sanzione.

Beneficenza in privato o ostentata?

Ciò detto, fanno bene i Ferragnez e altre personalità di spicco (i “VIPs”) ad ostentare i loro gesti di beneficenza? La risposta è tutt’altro che semplice. In questi giorni, moltissimi utenti sui social hanno scritto che “la vera beneficenza si fa in silenzio”. Molti lo hanno suggerito direttamente all’influencer a commento dei suoi post. Beh, sarebbe così nella vita di tutti i giorni. Se aiuto il vicino di casa in difficoltà e lo vado a strombazzare in giro, non solo segnalo di essere una persona poco rispettosa delle condizioni e della riservatezza altrui, ma probabilmente anche di avere compiuto quel gesto positivo solo per farmi bello.

Nel caso di una persona famosa, tuttavia, il discorso si complica. Anzitutto, la beneficenza per un’impresa è sempre legata al marketing. Faccio del bene per migliorare la mia immagine e aumentare il grado di attrazione tra i consumatori. E questo vale per tutti, nessuno escluso. Non esiste un’impresa che attinga ai suoi profitti per fare sul serio del bene agli altri. Se lo fa, è sempre per ottenere un ritorno di immagine. E ben venga, visto che questa beneficenza interessata alimenta il sistema di aiuti a favore di chi ha bisogno.

Nel caso dei personaggi famosi, poi, scatta il meccanismo di emulazione.

Se una Chiara Ferragni fa beneficenza a favore di un ospedale o altro, la pubblicizzazione del gesto può scatenare una corsa alla solidarietà sia tra comuni cittadini, sia tra altri personaggi famosi e aziende, i quali non vorranno restare indietro e cercheranno di ostentare a loro volta il proprio contributo. Da questo punto di vista, l’ostentazione è un atto persino desiderabile per potenziare al massimo l’esito positivo del gesto.

Ferragnez inclini agli scivoloni

Altra cosa è il buon gusto! I Ferragnez ne difettano in più di un’occasione. Anche in questi giorni, il marito di Chiara Ferragni, cioè Fedez, ha ribadito che se non fosse stato per loro non si sarebbe potuto mettere su quell’ospedale alla Fiera di Milano con 150 posti in terapia intensiva in pieno Covid. La Regione Lombardia ha subito replicato che il loro contributo ha permesso di creare 14 posti letto, i restanti sono stati resi possibili da donazione di semplici cittadini. Ecco, in questo caso l’ostentazione è stata di pessimo gusto, come a rimarcare di essere persone perbene, tali da potersi permettere di compiere qualche errore.

I Ferragnez dovranno rivedere non poco della loro comunicazione in futuro, specie in tema di beneficenza. Già il fatto che l’influencer sia scesa dal piedistallo, convinta o meno delle sue affermazioni, accettando persino di ricevere un tapiro senza atteggiarsi a “VIP”, è qualcosa. L’ondata di sdegno è stata tale da averla indotta a riflettere sulla necessità di un cambio di atteggiamento, perché in gioco c’è la sopravvivenza di anni di lavoro certosino e che rischia di essere distrutto in brevissimo tempo. Chi fa impresa esclusivamente sulla propria immagine, sappia di avere costruito un business dalle fondamenta evanescenti.

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