Scandalo tangenti in Brasile, ma stavolta la compagnia petrolifera statale Petrobras e le mazzette ai politici non c’entrano. Nel mirino degli investigatori federali, al termine di tre anni di indagini, sono finiti ventuno produttori ed esportatori di carne e pollame, accusati di avere corrotto decine di funzionari del Ministero dell’Agricoltura per potere vendere prodotti potenzialmente nocivi per la salute. L’operazione “Carne Fraca”, “Carne debole”, il cui nome suggerisce le tentazioni a cui sono stati esposti i funzionari ministeriali corrotti dai produttori, avrebbe riscontrato irregolarità di vario genere, compreso l’utilizzo di cartone per farcire la salsiccia.

In alcuni casi, poi, sarebbe stata servita carne adulterata agli scolari di un distretto della regione di Parana, potenzialmente cancerogena.

Per l’industria della carne brasiliana si tratta di un colpo durissimo. Il paese sudamericano è un noto esportatore di carne, apprezzata in tutto il mondo per la sua qualità. Lo scorso anno, ne ha venduta per 13,9 miliardi di dollari a 150 paesi. Adesso, la Cina, che insieme ad Hong Kong rappresenta un terzo delle esportazioni di carne brasiliana, ha sospeso le importazioni, così come la UE ha annunciato l’interruzione delle sue importazioni da quattro unità produttive del Brasile. La stessa Corea del Sud ha intensificato i controlli sulle esportazioni dal paese latinoamericano, vietando temporaneamente le importazioni di pollame. Seul acquista dal Brasile l’80% del pollo che consuma e la metà di tale import viene fornito dalla sola BRF. E anche il Cile ha sospeso le importazioni di carne e pollo dal Brasile.

Poche le imprese coinvolte, governo contro allarmismo

Al centro dello scandalo vi sono due colossi, come quello produttore di carne, JBS, nonché l’esportatore di pollame BRF. Il governo tenta di correre ai ripari e con il ministro dell’Agricoltura, Blairo Maggi, che dopo avere sospeso 33 funzionari, ha tacciato di “allarmismo” la campagna di stampa nel paese, notando come nel 2016 siano state 853.000 le spedizioni brasiliane di carne verso il resto del mondo, di cui solo 184 contestate e per lo più, ha spiegato, per ragioni nemmeno attinente alla salute, come irregolarità nell’etichettatura o nelle certificazioni.

In campo è sceso lo stesso presidente Michel Temer, che ha evidenziato come oggetto di indagini siano solamente 21 delle 4.800 aziende del settore e come, pertanto, sarebbe scorretto mettere alla gogna l’intero sistema produttivo del paese. Gli investigatori avrebbero scoperto, grazie a 200 blitz effettuati con l’utilizzo di 1.100 agenti, l’uso eccessivo di acidi per migliore l’odore e l’aspetto della carne marcia, anche se ammettono che non vi sarebbero ancora prove di danni alla salute provocati ai consumatori.

Italia principale consumatore di carne brasiliana

L’Italia è uno dei principali importatori di carne dal Brasile, avendone acquistata per oltre 30 milioni di chili nel 2016 (30.000 tonnellate), stando ai dati di Coldiretti, che invita il governo a bloccare adesso le importazioni dal paese sudamericano, in crescita rispetto al 2015, quando si fermarono a a 28.000 tonnellate solo per le carni bovine, segnando +33% in appena un biennio. La stessa JBS, al centro delle indagini, ad esempio, controlla al 100% il produttore italiano di bresaola Rigamonti.

Eppure, il responsabile delle indagini Mauricio Moscardi Grillo ha parlato di quattro partite di carne contaminate dalla salmonella, una delle quali sarebbe stata individuata e segnalata proprio dall’Italia nel 2016, in riferimento alla carne di tacchino, senza che ciò abbia fatto scattare alcun approfondimento da parte delle autorità brasiliane. L’uomo accusa senza giri di parole il Ministero dell’Agricoltura del paese di essere dietro alla più gigantesca opera di sofisticazione di carne, che potrebbe provocare un terremoto nei rapporti commerciali con il resto del mondo, anche se da Bruxelles hanno già fatto sapere che lo scandalo non fermerà le trattative tra UE e Sud America per stringere le relazioni nell’import-export.