E’ stata una settimana densa di novità per Generali e il suo azionista di controllo Mediobanca. Anzitutto, Schematrentatre della famiglia Benetton ha annunciato che si svincolerà dal patto di consultazione nell’istituto milanese, in scadenza alla fine dell’anno. Il venir meno della sua quota del 2,1% farà così scendere l’intera partecipazione dei pattisti dal 10,73% all’8,63%. Allo stesso tempo, Mediobanca ha comunicato alla Consob di essere ricorsa a un prestito titoli relativo a 70 milioni di azioni della compagnia per un periodo di otto mesi e, comunque, fino a quando si terrà l’assemblea degli azionisti per il rinnovo del consiglio di amministrazione.

Con tale mossa, la sua quota passerà dal 12,93% al 17,22%.

Queste sono state le novità salienti, alle quali negli ultimissimi giorni se ne sono aggiunte altre. La prima è uno scoop di “Repubblica”, pur non confermato dai diretti interessati, secondo cui a prestare a Mediobanca una quota del 4,42% in vista dell’assemblea sarebbe stata BNP Paribas. In un certo senso, il rumor avrebbe un senso: una banca francese corre in soccorso di un CEO anch’egli francese e con trascorsi nella compagnia assicurativa transalpina Axa.

Generali, battaglia per il controllo solo agli inizi

Venuto fuori il nome del presunto prestatore, gli imprenditori “ribelli” Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone non sono rimasti a guardare. Il primo ha chiesto al CEO di Mediobanca due importanti modifiche allo statuto relative alla governance; il secondo ha accresciuto la sua quota in Generali al 6,48%, portando l’intera partecipazione in mano al patto di consultazione con il patron di Luxottica e Fondazione Crt al 12,8%. A questa potenzialmente si aggiungerebbe il 3,9% di Benetton, per un totale attualmente potenziale del 16,7%.

Ma come in un gioco di azione, reazione e controreazione, anche il fronte avversario si è dato da fare. Non hanno perso tempo a strapparsi le vesti i soci pattisti abbandonati dai Benetton, aprendo alla partecipazione del gruppo alimentare per amici a quattro zampe Monge, in possesso dell’1,09% in Mediobanca.

Altri azionisti hanno aumentato la loro quota, come Gavio dallo 0,66% all’1,25%, il gruppo Lucchini dallo 0,38% allo 0,53%, Vittoria Assicurazione allo 0,25% e il gruppo Angelini allo 0,45%. E il patto può contare su altri azionisti esterni, considerati ad esso vicini. I nomi sarebbero quelli di Unipol, Bolloré, Della Valle e Bertazzoni. Insieme, fanno circa il 5% del capitale.

Dunque, il patto in Mediobanca dall’inizio del 2022 si attesterà intorno al 10%, al netto di eventuali futuri ingressi. Gli appuntamenti chiave per i prossimi mesi sono due: il consiglio di amministrazione di Mediobanca del 28 ottobre e l’assemblea degli azionisti di Generali di primavera. Difficile che la battaglia per il controllo non ci riservi nuovi movimenti azionari a monte e a valle. La partita si è fatta di quelle cruciali, qui s’incrociano i progetti di grandi imprenditori italiani e la difesa dello status quo da parte della finanza italo-francese.

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