L’inflazione sarà anche scesa ai minimi da quasi tre anni a questa parte, ma dopo la corsa del cacao a segnare nuovi record sui mercati internazionali è il caffè Robusta. E questo per i consumatori vuole dire solo una cosa: si preparino a nuovi rincari! Già adesso chi prende una tazzina di caffè al bar prima di andare a lavorare, deve mettere in conto un prezzo medio di 1,18 euro. E’ il dato rilevato dal Mimit, che segna un rialzo di circa il 15% rispetto a soli tre anni fa, quando il costo si fermava a 1,03 euro.

Peccato che i chicchi stiano diventando ancora più preziosi. La qualità Robusta è arrivata ai nuovi massimi storici a circa 4,195 dollari al kg. Segna una crescita del 65% su base annua. Nello stesso periodo, l’Arabica è salita di oltre il 18% a circa 5 dollari al kg.

Chicchi preziosi tra piogge, siccità e guerre

Che cosa sta accadendo? Il Vietnam è il principale produttore di Robusta, la qualità di caffè meno pregiata. Questa dovrebbe essere la stagione delle piogge, mentre nel paese asiatico si registra siccità. Non è qualcosa di favorevole alla pianta, tant’è che il Vietnam Coffee Cocoa Association prevede un calo dei raccolti del 20%. Nello stesso tempo, il Brasile sta vivendo il problema opposto. Nella regione di Minais Gerais, dove si raccoglie il 30% dell’Arabica di tutto il Paese, le precipitazioni sono il triplo dei livelli medi.

L’Arabica è la qualità di caffè più pregiata. Una tazzina di caffè al bar è quasi sempre una miscela tra le due qualità. La Robusta costa meno, ma ha un sapore più amarognolo. L’Arabica costa di più, ma risulta più piacevole al palato. I torrefattori miscelano le due qualità per ragioni di costo e gusto. Alla base dei rincari, però, non ci sono solo fattori climatici. Le tensioni nel Mar Rosso stanno costringendo molte navi ad allungare il tragitto per trasportare le merci in Europa, circumnavigando l’Africa.

Ciò allunga i tempi di consegna e ne accresce i costi. Infine, c’è il cambio euro-dollaro sempre più debole. Le quotazioni internazionali sono espresse nella divisa statunitense.

Prezzi in crescita per qualità più scarsa

Per gli amanti del caffè al bar, ma anche per coloro che l’espresso lo prendono a casa, c’è un altro paradosso. Poiché le distanze in termini di prezzo tra Arabica e Robusta sono di molto diminuite, i prossimi rincari non rifletteranno alcuna migliore qualità della tazzina servita al bancone. Al contrario, essi stanno avvenendo particolarmente proprio per la qualità dei chicchi più scadenti. Pensate che oggi l’Arabica costa appena il 20% in più della Robusta, quando un anno fa costava circa il 70% in più.

C’è da dire, però, che questo implica anche la possibilità di offrire ai clienti una miscela qualitativamente più alta senza addossare loro costi notevolmente maggiori. Difficile, tuttavia, che questa operazione possa avvenire in un contesto di prezzi in forte ascesa. I consumatori non sembrano più poter tollerare ulteriori rincari sulla loro pelle. Del resto non è solo il caffè al bar a costare di più. Il cacao ha toccato nuovi massimi storici una settimana fa, arrivando a 12.218 dollari per tonnellata. Soltanto un anno fa, costava sui 3.170 dollari. Anche in questo caso pesano fattori climatici, ma anche problemi più strutturali legati all’età delle piantagioni e alle tecniche di coltivazione in Africa.

Caffè al bar verso 1,30 euro a tazzina?

Per cercare di capire quale possa essere l’impatto sulla tazzina di caffè al bar, c’è da premettere che questa ne contiene in media 7 grammi. Un chilogrammo equivale a circa 143 tazzine. Supponendo una miscela 50-50 tra Arabica e Robusta, il rincaro è stato del 30% da inizio anno. Arriviamo al 33% a causa dell’effetto cambio sfavorevole.

Se la materia prima, quindi, ci costava sui 22 centesimi a tazzina, adesso saliamo a 30 centesimi. Il rincaro medio in Italia dovrebbe attestarsi sui 9-10 centesimi, Iva inclusa. Un caffè al bar presto potrebbe salire a ridosso di 1,30 euro.

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