Brescia, oggi si commemorano i 43 anni da uno degli attacchi terroristici più tremendi che gli anni di piombo hanno consegnato all’Italia: l’attentato a piazza della Loggia, dove persero la vita 8 persone e vi furono 102 feriti. Correva l’anno 1974 e una manifestazione contro il terrorismo neofascista si teneva a Brescia, organizzata dai sindacati e dal Comitato Antifascista, di cui facevano parte anche esponenti del PCI. L’esplosione fu violentissima, con un ordigno nascosto in un cassonetto dell’immondizia e le indagini furono subito difficilissime: soltanto l’anno scorso, la Corte di Assise di Milano ha condannato Carlo Maria Maggi, esponente del gruppo neofascista ‘Ordine Nuovo’, e il collaboratore dei servizi segreti italiani, Maurizio Tremonti.

La sentenza è stata molto chiara: l’attentato fu dovuta alla destra eversiva e Maggi poteva contare all’epoca sulle simpatie e soprattutto la copertura da parte degli apparati di Stato.

Brescia, la strage di piazza della Loggia fu (anche) una strage di Stato e le motivazioni ‘storiche’ sono molto più complesse di quello che si suole dire e riguardano i rapporti USA-URSS.

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Brescia, strage di piazza della Loggia: la verità storica scomoda per tutti – parte prima

Sono due gli ordini di questioni per cercare di comprendere quanto avvenuto a Brescia con la strage di piazza della Loggia. Il primo elemento è l’inserimento dell’attentato terroristico all’interno di un disegno eversivo, che sarebbe stato gestito dalla destra neofascista con l’appoggio di apparati di Stato ‘deviati’ (e che, poi, vedremo, ‘deviati’ non erano). Il secondo elemento riguarda il quadro politico nazionale e geopolitico globale con il conflitto latente, la guerra fredda, tra USA e URSS.

Analizziamo con attenzione i due elementi, perché sono mescolati tra di loro.

Innanzitutto, occorre dire immediatamente che l’attentato di piazza della Loggia a Brescia aveva la funzione di de-stabilizzare il potere politico in Italia: le rivendicazioni operaie, le lotte per i diritti e il timore ‘rosso’ avevano messo in allerta non solo il governo democristiano, ma anche gli equilibri geopolitici globali; l’Italia era una pedina fondamentale nella guerra fredda, se pensiamo che confinava con la Jugoslavia comunista.

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Brescia, strage di piazza della Loggia: la verità storica scomoda per tutti – parte seconda

Ebbene, gli USA, in quel periodo, stavano portando avanti una politica di ‘interventismo’ politico nei paesi sotto la propria sfera d’influenza molto netto: soltanto l’anno prima, in Cile, il governo socialista di Salvador Allende era stato rovesciato e il presidente massacrato, con il coinvolgimento attivo della CIA. Semplificando al massimo, gli USA, laddove vedessero paesi che stavano abbracciando una credo di carattere socialista e social-democratico avanzato, intervenivano favorendo colpi di Stato. In quella fase storica, l’Italia (si stenta a crederlo oggi) era uno dei paesi più avanzati per i movimenti di protesta in vista della costruzione di un mondo migliore e ‘altro’.

La strage di piazza della Loggia di Brescia fu sicuramente voluta dai gruppi neofascisti, ma fu anche favorita dagli apparati di Stato democristiani (come del resto afferma la sentenza): si tratta della strategia della paura – mostrando dei pericoli istituzionali – dunque, sfruttando i gruppi neofascisti – l’Italia poteva rinforzare le misure di sicurezza e riconquistare terreno contro i movimenti di protesta che infiammavano il paese. Il tutto per evitare una deriva dittatoriale che gli USA avrebbero impresso all’Italia (in un modo o nell’altro) per evitare svolte ‘socialiste’ nel nostro paese.

Le commemorazioni da parte dello Stato, di Mattarella e di chi altro parlerà, sono sicuramente dovute, ma suonano sempre e comunque un po’ ipocrite: quei morti furono voluti anche dallo Stato Italiano.

Questa la verità giudiziaria e la verità storica.