Montano le polemiche in Italia sull’erogazione dell’ennesimo sussidio in questa legislatura. Il governo Draghi ha stabilito nei giorni scorsi di concedere un bonus di 200 euro una tantum ai lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati con redditi fino a 35.000 euro all’anno. Si tratta di un sostegno alle famiglie contro l’inflazione, che sta divorando il loro potere d’acquisto. In un primo momento, erano rimasti fuori dal provvedimento due categorie: disoccupati e percettori del reddito di cittadinanza. Sono sorti subito alcuni problemi tecnici.

Poiché il bonus ai dipendenti sarà erogato con la busta paga di giugno o luglio, coloro che per quei mesi non lavoreranno, magari perché lavoratori stagionali, perderanno il diritto al sussidio. Ed ecco che si è trovato il rimedio di estenderlo ai disoccupati.

Bonus 200 euro, ennesima anomalia della Repubblica

Dopodiché il Movimento 5 Stelle ha puntato i piedi e chiesto al governo di concedere il bonus 200 euro anche ai percettori del reddito di cittadinanza. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è parso subito favorevole. Alla base della richiesta, un ragionamento molto basilare: se il sussidio è elargito per dare parziale sollievo dall’inflazione ai redditi fino a un certo livello, perché escludere i poveri (presunti) per eccellenza?

Se vivessimo in un paese normale, non ci sarebbe alcun dubbio: il bonus 200 euro andrebbe concesso senza se e senza ma ai percettori del reddito di cittadinanza. Ma noi non siamo un paese normale. Una famiglia può arrivare a percepire fino a 1.330 euro al mese grazie al sussidio. La stessa famiglia incasserebbe fino ad altri 85-175 euro per ciascun figlio a carico di età non superiore a 21 anni con il cosiddetto assegno unico. In sostanza, esiste una parte d’Italia che può riuscire a vivere anche dignitosamente senza lavorare. E con un lavoretto in nero può togliersi qualche sfizio in più di chi lavora e non percepisce alcun sussidio.

Questa Italia beneficerà anche del bonus 200 euro, perché oramai il fondamento della Repubblica non è più il lavoro, bensì il sussidio. Che lo faccia il premier Mario Draghi, è tutto dire. Con questo provvedimento, egli ha voluto tendere la mano al suo ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sotto attacco nei 5 Stelle da parte dell’ala anti-governista capeggiata dall’ex premier Giuseppe Conte. Nelle segrete stanze si sentirebbe parlare molto positivamente del giovane di Pomigliano d’Arco da parte del premier. Avrebbe la statura dello “statista”. Addirittura. Il suo merito? Appoggiare Palazzo Chigi senza alcun tentennamento, come sulla guerra.

La mancia di Draghi ai 5 Stelle governisti

Il bonus 200 euro ai percettori del reddito di cittadinanza è una mancia che Draghi sta concedendo a Di Maio per tutelarlo dinnanzi a parlamentari ed elettori. Una mancia che paghiamo tutti noi contribuenti, com’è sempre avvenuto dalla nascita della Repubblica ad oggi. Cambiano i nomi di coloro che si avvicendano alla guida del governo, mai i metodi. Le cambiali elettorali si pagano sempre. E Draghi, che in vita sua non ha mai preso un voto, perché ha svolto egregiamente altro, sta facendo il fideiussore per il suo ministro degli Esteri.

[email protected]