A luglio, circa 31,5 milioni di italiani percepiranno il bonus da 200 euro una tantum. La misura voluta dal governo Draghi punta a offrire un minimo sollievo alle famiglie contro l’inflazione alle stelle di questi mesi. Tralasciamo per pietà l’entità del sostegno, a dir poco insufficiente. I conti pubblici allo sfascio non consentono altrimenti. In Austria, ad esempio, il governo ha promesso ai contribuenti 1.000 euro, anch’esso travolto dall’impopolarità per via del carovita. Dei 31,5 milioni di beneficiari, 13,8 milioni saranno lavoratori dipendenti, 13,7 milioni pensionati e altri 4 milioni tra disoccupati, percettori del reddito di cittadinanza, colf, badanti e lavoratori dello spettacolo.

Bonus 200 euro, burocrazia per i soliti noti

Fino a qualche settimana fa, il bonus 200 euro sembrava dovesse essere erogato automaticamente ai beneficiari. Invece, si è scoperto che tale automatismo non vi sarà per i lavoratori dipendenti. Essi dovranno inviare al datore di lavoro un modulo firmato, nel quale dichiarino:

  • di non essere percettori di pensioni, né di reddito di cittadinanza;
  • di non avere fatto analoga richiesta ad altri datori di lavoro (nel caso di più occupazioni svolte);
  • di avere beneficiato per almeno una mensilità nel primo quadrimestre del 2022 dell’esonero contributivo dello 0,8%, misura prevista a favore dei lavoratori con redditi imponibili ai fini previdenziali non superiori a 2.692 euro al mese.

Senonché, a disoccupati, pensionati e percettori del reddito di cittadinanza non sarà richiesto alcunché. Per capirci, la presunzione di truffa in Italia vige sempre e solo a carico di chi lavora. Un lavoratore deve dimostrare di non essere nelle condizioni di poter percepire il bonus 200 euro per altre vie. Invece, chi percepisce un sussidio o la pensione otterrà l’accredito senza fare domanda.

La burocrazia vessa i soliti noti

Non si era detto che stiamo diventando un paese digitalizzato? L’INPS e l’Agenzia delle Entrate sanno tutto di noi nel momento in cui vogliano spulciare tra le nostre entrate, mentre quando devono erogare un misero contributo riscontrano problemi anche solo a rintracciarci.

E perché tali problemi si hanno sempre con riferimento ai lavoratori, siano essi dipendenti che autonomi, mentre il resto della Nazione è considerato senza macchia?

La mentalità che sta dietro alle modalità di erogazione del bonus 200 euro è la stessa da decenni. Chi lavora, paga le tasse e tira la carretta, è vessato dal Fisco e dalla burocrazia. Per tutti gli altri si chiude un occhio. Questo modo di agire ha portato al fallimento dell’Italia. Checché se ne dica, il nostro è un Paese fallito a tutti gli effetti. Non fosse stato per la BCE, saremmo andati a gambe per aria un decennio fa. Senza la promessa di aiuti della Commissione europea con la pandemia, i mercati non ci avrebbero prestato un solo euro per fronteggiare la crisi sanitaria ed economica.

Ed è evidente la causa di questo fallimento: lo stato tratta come un criminale chi lavora e si sbraccia quotidianamente per trovare il modo di erogare vagonate di denaro a chi non produce ricchezza. E’ la sovversione dei principi costituzionali su cui si reggerebbe teoricamente la Repubblica. Volete un esempio ancora più nitido? I Comuni italiani stanno fallendo l’uno dopo l’altro, specie al Sud, perché finanche la metà dei contribuenti non paga più le tasse locali. Trattasi perlopiù degli stessi ceti parassitari, che da decenni sono abituati a prendere senza mai contribuire al mantenimento dei servizi pubblici. Anziché stanare questa fascia sempre più ampia di società, gli enti si accaniscono ancora di più contro coloro che già le tasse le pagano, cioè partite IVA e lavoratori dipendenti. Il bonus 200 euro è solo l’ultima conferma di un andazzo ormai definitivo.

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