Il prossimo governo non avrà il tempo d’insediarsi, che subito dovrà affrontare l’emergenza delle emergenze: le bollette di luce e gas. Secondo Arera, l’authority per l’energia, nell’ultimo trimestre dell’anno rischiano di aumentare del 100% rispetto ai livelli attuali. Da ottobre, insomma, raddoppieranno ancora. E dire che nell’ultimo anno siano già salite del 160%. D’altronde, basti guardare ai prezzi del gas naturale sul mercato olandese per capire cosa stia accadendo. Ieri, sono saliti sopra 290 euro per mega-wattora.

Su base annua, un rincaro del 600%. Il prezzo del petrolio ha ripiegato sotto i 100 dollari al barile, ma resta del 33% più alto su base annua. A ciò si aggiunge il -15% registrato dal cambio euro-dollaro nel periodo, per cui un barile di Brent oggi ci costa quasi il 50% in più rispetto a un anno fa.

Tornando alle bollette di luce e gas, Arera calcola il costo per una famiglia a 5.700 euro all’anno (2.242 euro per luce e 3.461 euro per gas). Una somma insostenibile per tantissimi italiani e che ammonta a circa tre stipendi mensili. In altre parole, luce e gas rischiano di incidere per un quarto dei redditi familiari.

Bollette luce e gas super, rischio recessione e rivolte

L’inverno in Europa è a rischio rivolte sociali. I governi dovranno trovare i soldi necessari per tamponare gli extra-costi a carico delle famiglie. Ammesso che li trovino, non basterebbero. A queste tariffe, molte attività produttive si fermeranno. Le aziende cosiddette “energivore”, cioè che consumano molta energia per produrre, stanno già trovando insostenibili le bollette di luce e gas. Si va dalle acciaierie ai ceramifici, con la conseguenza che non solo dopo l’estate molti lavoratori rischiano il posto, ma a cascata a fermarsi sarà la produzione delle aziende clienti. Pensate alle case automobilistiche, ai produttori di elettrodomestici, ecc.

La crisi energetica sta già rallentando l’economia europea.

Il caso più grave si ha in Germania, dove il governo federale sta ipotizzando di tornare a puntare sull’energia nucleare dopo avere riattivato persino le estrazioni di carbone in miniere dismesse. Comunque sia, l’Unione Europea ha già concordato nelle scorse settimane il taglio “volontario” dei consumi di gas del 15%. L’Italia se l’è cavata con un impegno per il -7%. Ma se l’obiettivo non fosse raggiunto autonomamente, i governi potrebbero decidere a maggioranza qualificata di optare per l’obbligo. Significherebbe imporre tagli a famiglie e imprese, nonché di decidere quale delle due categorie sacrificare. E poiché non si possono lasciare morire di freddo le prime, a fermarsi dovranno essere le seconde. Ed ecco come si arriverebbe alla recessione, sempre che questa non si presentasse prima, sotto forma di taglio ai consumi per via del crollo del potere di acquisto.

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