Il gran giorno è finalmente arrivato. Questione di ore e l’attesissimo “halving” sarà realtà per il mondo Bitcoin. Il quarto da quando la “criptovaluta” più celebre fu lanciata nel gennaio del 2009 da un tale Satoshi Nakamoto. Trattasi di un fenomeno che si verifica grosso modo ogni quattro anni e che ha grosse implicazioni per chi investe nei token digitali. E questa volta la portata rivoluzionaria potrebbe risultare ancora più marcata. Vediamo in breve di cosa stiamo parlando.

Halving di Bitcoin, cos’è

I Bitcoin sono monete digitali “estratte” da gruppi di persone con computer collegati in rete per risolvere complessi calcoli matematici.

In cambio del loro lavoro, ricevono un certo quantitativo di token ad operazione compiuta. A partire dalle prossime ore, il premio sarà “dimezzato” a 3,125 Bitcoin per ogni risoluzione. Fino ad oggi era stato di 6,25 sin dalla primavera del 2020. Inizialmente, era di ben 50 Bitcoin. E così, l’offerta quotidiana complessivamente si abbasserà da 900 a 450 Bitcoin.

Quotazioni giù, corsa ai safe asset

Considerate che questa “criptovaluta” fu lanciata con l’idea di arrivare a un quantitativo massimo in circolazione di 21 milioni di token. Allo stato attuale, ve ne sono già 19,7 milioni. Con l'”halving” è evidente che l’aumento dell’offerta rallenterà ulteriormente. E questo non potrà che sostenere le quotazioni, a parità di crescita della domanda. Paradossale che proprio i prezzi stiano collassando in queste ore. Mentre scriviamo, sono scesi sotto 62.000 dollari, ben lontani dai massimi storici toccati a marzo di oltre 73.000 dollari.

Il tracollo non sembra correlato all’atteso “halving”, bensì alle notizie che arrivano dal Medio Oriente. Israele ha risposto all’attacco dell’Iran tramite droni, sebbene non sembra abbia provocato seri danni. La tensione spinge i mercati a ripararsi nei “safe asset”, tra cui oro e obbligazioni. Bitcoin ne paga le conseguenze, essendo ancora percepito come un asset rischioso. Tra l’altro, la Federal Reserve ha allontanato la prospettiva di un taglio dei tassi di interesse e ciò non favorisce di certo le alternative d’investimento al mercato dei bond.

Costi energia altissimi, serve più efficienza

A differenza delle altre volte, l'”halving” può avere conseguenze più impattanti per Bitcoin e, per estensione, al resto del mercato delle “criptovalute”.

La remunerazione si abbasserà a livelli abbastanza bassi e tale da spingere i “miners” a spostarsi in aree del pianeta in cui i costi dell’energia risultano essere più bassi. Non a caso, società legate al “mining” avrebbero investito qualcosa come oltre un miliardo di dollari per l’acquisto di supercomputer più efficienti e nello stesso tempo starebbero spostandosi in Sud America e Africa. Infatti, l’elaborazione dei calcoli consuma tantissima energia e rende costosissimo il “mining”. Sotto certe quotazioni avverrebbe in perdita.

Sta di fatto che Bitcoin sarà un asset ancora più scarso sin dalle prossime ore e per questo maggiormente capace di proteggere l’investimento dalla perdita del potere di acquisto. Una sorta di riserva di valore nel tempo come l’oro, sebbene gli analisti siano molto divisi sull’accostamento al metallo. La certezza è che questo sarà il primo “halving” ad avvenire con la finanza tradizionale coinvolta negli investimenti in “criptovalute”. A gennaio hanno debuttato ufficialmente i primi Etf negli Stati Uniti dopo il via libera della Securities and Exchange Commission.

Halving di Bitcoin porterà a nuovo boom dei prezzi?

E questo cambia il quadro rispetto al passato. La presenza degli investitori istituzionali in questo mercato rende le monete digitali meno volatili. In occasione di ogni “halving” abbiamo assistito a un boom delle quotazioni per Bitcoin nei mesi successivi. L’ultima volta avvenne nel 2020. Si passò da quotazioni minime intorno agli 8.000 dollari della primavera ai massimi di 69.000 dollari raggiunti un anno e mezzo più tardi, nel novembre del 2021.

Sarà così anche questa volta? Gli analisti si mostrano più cauti. Se apprezzamento sarà, probabile che avverrà meno vigorosamente. Considerate che al momento tutti i Bitcoin in circolazione valgono oltre 1.200 miliardi ai prezzi di mercato. Se questi anche solo triplicassero, arriveremmo a una valutazione complessiva sui 3.600 miliardi e l’intero mercato delle “criptovalute” supererebbe i 7.000 miliardi. Tutto è possibile, anche se ipotizzare numeri così elevati appare un azzardo.

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