Confindustria stima una congiuntura debole per l’economia italiana nel terzo trimestre. Preoccupa, in particolare, la tenuta della macchina industriale tedesca verso cui il nostro apparato produttivo esporta, essendovi integrato. E la Germania crescerebbe per quest’anno di appena lo 0,1% per i principali istituti economici nazionali. Questo, dopo il -0,3% accusato nel 2023, unica contrazione tra le grandi economie mondiali. E il Pil italiano? +0,7% per il Fondo Monetario Internazionale. Non granché, ma non siamo in fondo alla classifica. E i segnali che arrivano dalla bilancia commerciale ci forniscono qualche indizio sulla direzione che staremmo prendendo.

Bilancia commerciale, primi dati 2024 incoraggianti

L’Istat ha pubblicato i dati sulle relazioni commerciali extra-Ue, cioè con le economie all’infuori dell’Unione Europea. Nel primo bimestre, il saldo è risultato attivo per 9,8 miliardi di euro. Nello stesso periodo dell’anno scorso, era stato positivo per 2,6 miliardi. Abbiamo registrato un miglioramento di 7,2 miliardi. Nel dettaglio, le esportazioni sono cresciute dello 0,95% a 47,563 miliardi (+0,447 miliardi) e le importazioni sono crollate del 15,1% a 37,793 miliardi (-6,712 miliardi).

La bilancia commerciale extra-Ue è migliorata quasi essenzialmente per il calo delle importazioni, che ha inciso al 93% sul miglioramento del saldo. Questo potrebbe fare scattare qualche allarme. Più che migliorare l’export, è peggiorato l’import, vale a dire che la domanda interna si è indebolita. Prima di giungere a una tale conclusione, però, dobbiamo considerare altri dati. Nel primo bimestre di quest’anno, il deficit energetico è diminuito complessivamente di 4,99 miliardi. Questo importo corrisponde al 74% delle minori importazioni in valore. Grosso modo, stiamo dicendo che ad essere crollata non sarebbe stata la domanda, quanto i prezzi dei prodotti energetici importati.

  • Esportazioni gen-feb 2023: 47,116 mld
  • Esportazioni gen-feb 2024: 47,563 mld (+0,95%)
  • Importazioni gen-feb 2023: 44,505 mld
  • Importazioni gen-feb 2024: 37,793 mld (-15,1%)
  • Surplus gen-feb da +2,6 a +9,8 mld: -6,712 mld importazioni (93%) e +0,447 mld export (7%)
  • Deficit energetico: = -4,99 mld (74% minori esportazioni)
  • Saldo commerciale gennaio: +2,65 mld versus -4,3 mld (+6,95 mld)

Export bene anche verso Ue

Una precisazione che fa la differenza.

Nel 2022, l’Italia accusò il primo disavanzo della sua bilancia commerciale sin dal 2011. Esso fu dell’1,75% rispetto al Pil. Ma le esportazioni salirono quell’anno di oltre 105 miliardi, segnando in valore +20,2%. Il fatto è che non bastò a compensare il boom delle importazioni, trainato dal deficit energetico da 48 a 113 miliardi. L’anno scorso, invece, la bilancia commerciale tornava ad esitare un avanzo pari a 34,37 miliardi, l’1,65% del Pil.

Per il momento, disponiamo solamente del dato di gennaio riguardo all’import/export con il resto del mondo, altri Paesi Ue inclusi. Ed esso segnala un avanzo di 2,65 miliardi, che si confronta con il disavanzo di 4,3 miliardi di un anno prima. In pratica, un miglioramento di 6,95 miliardi. Fuori dalla Ue, il saldo è stato attivo nel mese per 3 miliardi (da -1,4 miliardi del gennaio 2023). Questo significa che abbiamo segnato un avanzo di quasi 4 miliardi con il resto della Ue. I conti tornano. La bilancia commerciale starebbe nel complesso migliorando.

Economia italiana trainata dall’export

Negli anni pre-Covid, il saldo attivo era nell’ordine del 2,5% del Pil italiano. Attualmente, implicherebbe una salita verso i 50 miliardi: +15 miliardi rispetto allo scorso anno. Ma le esportazioni dell’Italia dipendono nell’immediato dall’andamento dell’economia mondiale sul quale non abbiamo modo di agire. Gli Stati Uniti ormai assorbono stabilmente la metà o anche oltre del nostro avanzo. E’ cruciale per noi che la prima economia del pianeta continui ad andare bene, specie adesso che la Germania si è fermata e il resto dell’Eurozona non sta bene.

Infine, i dati della bilancia commerciale possono risentire del fattore prezzi, come parzialmente spiegato per l’energia. In questi mesi, l’inflazione italiana risulta nettamente più bassa di quella che si ha all’estero. Tendenzialmente, questo significa che i prodotti importati rincarano più velocemente dei prodotti che esportiamo.

Nel breve, ciò avrebbe un impatto negativo sui saldi. Nel medio e lungo termine, invece, la situazione si riequilibrerebbe tramite i volumi: recupereremmo competitività ed esporteremmo di più, mentre importeremmo di meno.

Bilancia commerciale cruciale con il ritorno alla normalità

La bilancia commerciale ha tenuto in vita l’economia italiana dopo la crisi dei debiti sovrani. Con il Covid e la guerra russo-ucraina, il rafforzamento della domanda interna ha messo in secondo piano l’importanza delle esportazioni. In realtà, esse restano fondamentali. I consumi delle famiglie si sono indeboliti a causa dell’inflazione e il sostegno dello stato al Pil tramite misure in deficit è destinato a rientrare anche velocemente con la fine delle emergenze e la riattivazione del Patto di stabilità.

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